Ogni giorno, le persone si rivolgono a Google perché hanno bisogno di trovare la soluzione a un problema, una risposta a un quesito, per accedere a informazioni, per rimanere produttive anche da remoto, tanto che si tratti di lavoro quanto di studio, per rimanere in contatto con i propri cari, o per rilassarsi guardando un video o ascoltando un po’ di musica. Ciò vale anche per le aziende, che hanno costantemente bisogno di continuare a trovare e offrire servizi ai loro clienti, anche in un contesto fortemente mutato rispetto al passato come quello che stiamo vivendo.
La mission di Google è quella di rendere l’informazione universalmente accessibile a tutti. Oggi più che mai, per noi è fondamentale che l’esperienza delle persone nell’utilizzo dei nostri servizi sia efficace per poter offrire a tutti libero accesso a fonti autorevoli, garantendo anche i più alti standard di sicurezza. Questo impegno si traduce per esempio nel concentrare i nostri sforzi nel contrasto alla disinformazione e ai contenuti inappropriati, nella lotta alle pubblicità ingannevoli e agli annunci fraudolenti e nell’offerta di strumenti per la tutela della sicurezza online e della privacy.
Sebbene la lotta alla disinformazione possa sembrare un tema relativamente recente, gli algoritmi di Google hanno sempre dovuto lottare con chi cerca di “imbrogliare” i nostri sistemi per apparire più in alto nei risultati di ricerca. I processi attuati dai malintenzionati per cercare di monetizzare contenuti inappropriati si sono evoluti negli anni e adattati alle contingenze del web. Di conseguenza, gli sforzi per disincentivare questi comportamenti richiedono operazioni complesse.
Innanzitutto, perché determinare la veridicità o l’intento iniziale di un contenuto non è sempre immediato, soprattutto se si riferisce a eventi attuali. Inoltre, le persone possono avere punti di vista diversi su quale sia il giusto equilibrio tra la tutela della libera espressione e l’imperativo di combattere la disinformazione. Inoltre, la disinformazione si manifesta in modi diversi sulle diverse piattaforme, il che comporta che soluzioni pertinenti per un dato contesto potrebbero rivelarsi inefficaci o addirittura controproducenti per altri. Diventa quindi necessario affrontare la disinformazione in modo specifico a seconda del prodotto. Infine, quando si tratta di contrasto alla disinformazione, gli strumenti e le policy devono essere applicate in modi comprensibili e prevedibili sia per chi fruisce del contenuto sia per chi lo crea, e devono essere compatibili con il tipo di automazione richiesto dalla scala del web.
Nel nostro white paper dal titolo How Google Fights Disinformation abbiamo descritto i nostri sforzi per contrastare la disinformazione, che possiamo riassumere in questi quattro punti:
- Dare più importanza alla qualità nei nostri sistemi di ranking
- Contrastare i soggetti malintenzionati
- Fornire maggior contesto agli utenti, attraverso etichette di fact checking e info panel nel motore di ricerca e su YouTube e la pubblicazione di rapporti sulla trasparenza
- Collaborare con esperti esterni
Guardiamo per esempio più nel dettaglio quanto fatto su YouTube per contrastare video e contenuti potenzialmente dannosi che veicolano false informazioni. Utilizziamo una approccio che definiamo delle “4R”:
- Remove: rimuovere il prima possibile contenuti in violazione delle norme;
- Raise: dare evidenza a voci autorevoli quando le persone cercano informazioni e notizie dell’ultima ora;
- Reduce: ridurre la diffusione di contenuti che non sono pienamente in violazione delle policy ma potrebbero essere discutibili;
- Reward: ricompensare creator e artisti che producono contenuti affidabili e di valore.
Grazie a questa metodologia, da febbraio 2020 abbiamo rimosso più di 800mila video e contenuti dannosi. Inoltre più del 90% dei 7,8 milioni di video rimossi nel nel terzo trimestre del 2020 erano già stati individuati dai nostri sistemi automatici, il 40% sono stati rimossi addirittura prima che venissero visualizzati anche solo una volta e il 75% sono stati rimossi prima che raggiungessero dieci visualizzazioni.
Un ulteriore obiettivo di Google nella lotta alla diffusione di false notizie potenzialmente dannose è la rimozione di pubblicità ingannevoli che possono porre in essere pratiche fraudolente e dannose per l’utente e per l’intero ecosistema. La pubblicità è il modo principale attraverso cui i contenuti su internet vengono monetizzati, quindi per combattere la disinformazione è importante anche togliere la possibile fonte di guadagno a quegli attori che la producono. E lo stesso vale per i malintenzionati che cercano di sfruttare la pubblicità online per azioni di phishing o per distribuire malware.
Solo nel 2019, abbiamo rimosso e bloccato 2.7 miliardi di annunci fraudolenti, più di 5000 annunci al minuto. Abbiamo inoltre sospeso circa 1 milione di account di inserzionisti che violavano le nostre norme sulla pubblicità. Siamo però consapevoli che le pratiche dei malintenzionati per aggirare i nostri sistemi di controllo sono in continua evoluzione e per questo operiamo una costante revisione e aggiornamento delle nostre policy per rendere la nostra azione sempre risolutiva ed efficace.
Tutti gli sforzi che adoperiamo per contrastare la disinformazione online non possono fare a meno di un elemento che per noi è imprescindibile: la tutela della sicurezza e il rispetto della privacy degli utenti che navigano su internet. Per questo proteggiamo i dati delle persone con l’infrastruttura di sicurezza più avanzata, adottando pratiche responsabili nell’uso dei dati e mettendo a disposizione di ciascuno strumenti semplici per il controllo e la gestione dei propri dati. E soprattutto, non vendiamo le informazioni personali degli utenti.
Alcuni esempi? La crittografia, che mantiene i dati sicuri anche quando transitano tra il dispositivo dell’utente e i nostri datacenter. Oppure gli avvisi di sicurezza, attraverso cui avvisiamo in modo proattivo le persone se rileviamo un accesso sospetto al loro account o un file potenzialmente dannoso. O ancora, il sistema di Navigazione Sicura, che ogni giorno protegge 4 miliardi di dispositivi dai rischi di sicurezza ed è una tecnologia che condividiamo gratuitamente con altre aziende affinché possano utilizzarla nei loro browser.
Per quanto riguarda la privacy, abbiamo realizzato una serie di strumenti accessibili direttamente dall’Account Google che permettono di gestire le impostazioni di privacy, salvare o eliminare i dati, anche automaticamente (per esempio impostando l’eliminazione automatica della Cronologia delle ricerche). Nel Centro per la Sicurezza è possibile trovare informazioni dettagliate su tutti gli aspetti di privacy.
Un’attenzione particolare va anche ai più giovani e infatti attraverso Family Link consentiamo alle famiglie di gestire l’account e i dispositivi dei propri figli. Da qui, i genitori potranno stabilire i limiti di visualizzazione dei contenuti, avere controllo su cosa possono vedere e cosa no i propri figli e molto altro, con l’obiettivo di creare delle abitudini digitali sane e sicure.
Simona Panseri
Senior Director, Communications and Public Affairs Sud Europa Google
Membro del Comitato Scientifico di www.dirittodellinformazione.it.