L’Italia perde tre posizioni e si trova ora al trentesimo posto nella classifica di 63 Paesi più l’Unione Europea nella lotta alla crisi climatica. Ciò è dovuto al rallentamento dello sviluppo delle energie rinnovabili e ad una performance relativamente bassa nella politica climatica nazionale.
Secondo quanto emerge dal rapporto annuale delle Ong Germanwatch, Can (Climate action network) e NewClimate Institute in collaborazione con Legambiente per l’Italia, saranno presi provvedimenti grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che prevede, tra i suoi obiettivi, la riduzione delle emissioni del 51% entro il 2030.
Come spiegato da Legambiente, nel rapporto si prende in considerazione la performance climatica di 63 paesi, più l’Unione Europea nel suo complesso, che insieme rappresentano il 92% delle emissioni globali. La performance è misurata, attraverso il Climate Change Performance Index (Ccpi), prendendo come parametro di riferimento gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e gli impegni assunti al 2030. Il Ccpi si basa per il 40% sul trend delle emissioni, per il 20% sullo sviluppo sia delle rinnovabili che dell’efficienza energetica e per il restante 20% sulla politica climatica.
Le prime tre posizioni della classifica risultano “vuote” poiché nessuno ha raggiunto la performance necessaria per contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi centigradi. Danimarca, Svezia e Norvegia si posizionano dal quarto al sesto posto, soprattutto per lo sviluppo delle rinnovabili. In fondo alla classifica, i Paesi esportatori e utilizzatori di combustibili fossili come Arabia Saudita, Canada, Australia e Russia.
La Cina, che è il maggiore responsabile delle emissioni globali, scivola di quattro posizioni arrivando al trentasettesimo posto, poiché nonostante il grande sviluppo delle rinnovabili, le sue emissioni continuano a crescere per il forte ricorso al carbone e la scarsa efficienza energetica del suo sistema produttivo. Gli Stati Uniti si piazzano al cinquantacinquesimo posto, avanzando di sei posizioni rispetto all’anno scorso, grazie alla nuova politica climatica ed energetica avviata dall’Amministrazione Biden.
Il responsabile ufficio europeo di Legambiente, Mauro Albrizio ha spiegato: “Il peggioramento in classifica dell’Italia ci conferma l’urgenza di una drastica inversione di rotta. Si deve aggiornare al più presto il Pniec (Piano Nazionale Integrato Energia e Clima) per garantire una riduzione delle nostre emissioni climalteranti, in linea con l’obiettivo di 1,5 gradi centigradi, di almeno il 65% entro il 2030. Andando quindi ben oltre l’obiettivo del 51% previsto dal Pnrr e confermando il phase-out del carbone entro il 2025 senza ricorrere a nuove centrali a gas. L’Italia ha a disposizione ben 70 miliardi, allocati dal Pnrr per la transizione ecologica, da investire per superare la crisi pandemica e fronteggiare l’emergenza climatica, attraverso una ripresa verde fondata su un’azione climatica ambiziosa, in grado di colmare i ritardi del Pniec e accelerare la decarbonizzazione dell’economia italiana in coerenza con l’obiettivo di 1,5 gradi dell’Accordo di Parigi. Solo così l’Italia potrà essere protagonista in Europa nell’impegno comune per fronteggiare l’emergenza climatica. Una sfida che possiamo e dobbiamo vincere”.