Il Cyberbullismo, una forma di bullismo condotto attraverso strumenti telematici, come ad esempio internet, si suddivide in varie categorie: flaming, molestie, denigrazione, sostituzione di persona, inganno, esclusione, cyber-persecuzione, doxing e revenge porn.
Quest’ultimo è un atto di violenza che purtroppo ai giorni nostri accade molto spesso, si tratta di situazioni in cui vengono condivise immagini private, con incidenza maggiore per le donne: il 70% del materiale coinvolge soggetti femminili.
Uno dei casi che ha destato maggiore scalpore è stato quello della maestra di Torino che ha perso addirittura il lavoro; la donna aveva inviato foto e video privati all’ex fidanzato nel corso della loro relazione che erano stati condivisi da quest’ultimo con alcuni amici sulla chat del calcetto. Poi erano finiti davanti agli occhi del papà di un alunno che così, secondo la ricostruzione dell’accusa, avrebbe deciso di condividerle con la moglie per criticare i presunti comportamenti scorretti della maestra. Da qui, sarebbero finiti anche ad altri genitori e infine gli stessi scatti poi sarebbero stati rilanciati anche alla direttrice e avevano portato infine al suo allontanamento della struttura.
Questa è una delle tante storie tristi che troppo spesso rimangono impunite; solo dieci anni fa un altro episodio di revenge porn ha coinvolto una ragazza che attualmente ha ventiquattro anni. In un’intervista alla rivista Vanity Fair il 7 dicembre 2020 ha rilasciato una testimonianza da brividi di cui riportiamo uno stralcio: «Sono una vittima di revenge porn old school, infatti la mia sofferenza è stata causata unicamente dal passaparola: nel 2009 avevo 12 anni (era l’estate tra la prima e la seconda media) e mi vedevo con un ragazzino di 15 anni che ha abusato di me più volte. Quando gli ho detto che non lo volevo più vedere lui ha raccontato in giro quello che mi aveva fatto (facendo passare il tutto come se fossero cose che io avevo fatto a lui) e siccome vengo da un piccolo paese di provincia, tutte le persone nel mio range di età in breve hanno saputo. Nonostante io fossi evidentemente la vittima, avevo 12 anni e zero conoscenza della sessualità e di tutto quello che esiste oltre al sesso a fine riproduttivo, sono stata subito incasellata come la puttana del paese, parole che mi sono state ripetute molte volte durante gli anni di scuola media e che mi sono rimaste nel cervello per sempre. Solo 10 anni dopo mi sono resa conto di essere la vittima di quella storia e per la prima volta sono riuscita a parlarne con delle amiche. A 12 anni ho iniziato ad avere i primi pensieri suicidi e oggi quando vedo bambini di 12 anni mi si spezza il cuore nel pensare che già da così piccoli e innocenti si può conoscere una sofferenza e un vuoto così grandi. Non ci ho mai ripensato per almeno sei anni, allontanandomi totalmente ma gradualmente dal giro di amici del paese e avvicinandomi sempre di più agli amici delle superiori che venivano da molte zone diverse. Dopo circa sei anni ho iniziato ad avere dei momenti in cui mi tornava in mente quello che mi era successo ed è così ancora oggi: sono dei giorni neri in cui non riesco a pensare ad altro e mi trasformo in una persona completamente diversa da come mi conoscono le altre persone. Divento negativa, piango e mi isolo da tutto. Ho finalmente realizzato che se nessuno ha capito che ero la vittima della situazione la colpa non era la loro ma del sistema in cui viviamo. Penso regolarmente di volerne parlare con quelli che erano i miei amici al tempo (perché siamo tutti più cresciuti e più educati) ma ancora non ho avuto il coraggio perché temo che non mi capiranno».
Come emerge dalla testimonianza qui sopra riportata dalla ragazza vittima di revenge porn, tutte le persone che subiscono questa forma di bullismo, dopo l’accaduto passano dei momenti completamente bui con l’insorgenza di incertezze, paure e insicurezze mai provate prima.
La loro vita si trasforma da normale a una corsa per la sopravvivenza.
Secondo il nostro pensiero, questo comportamento oltre ad essere moralmente scorretto nei confronti delle persone che lo subiscono è anche disgustoso, ripugnante e squallido.
Come già sappiamo non tutte le persone sono uguali e di conseguenza pensano e agiscono in modi differenti, rischiando così di ferire e distruggere altre persone per puro divertimento o vendetta.