Abbiamo deciso di promuovere un confronto tra tutti i Presidenti degli Ordini regionali dei Giornalisti attraverso interviste individuali su alcuni temi centrali per il futuro del mondo dell’informazione e della professione giornalistica.
Oggi pubblichiamo l’intervista del Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, Stefano Tallia.
1. Quali sono le principali sfide e opportunità che l’Ordine dei Giornalisti del Piemonte identifica per il lavoro giornalistico nella contemporaneità?
Il giornalismo sta attraversando una profonda trasformazione determinata da innovazioni tecnologiche di portata storica. La cosiddetta transizione al digitale ha per ora determinato, in particolare nel nostro paese, un trasferimento di risorse dai produttori di contenuti (le aziende editoriali) ai distributori di contenuti (le grandi piattaforme che operano in rete) impoverendo il mercato giornalistico. Si sono persi centinaia di posti di lavoro, tempi e ritmi di produzione si sono accelerati con un’inevitabile perdita di qualità e i salari sono diminuiti. Ciò non di meno, proprio i tempi agitati che stiamo vivendo con la guerra che è tornata ad affacciarsi in Europa, ci dimostrano l’indispensabilità del giornalismo professionale che però potrà avere un futuro solo se i timidi provvedimenti legislativi che puntano a un riequilibrio delle risorse a vantaggio dei produttori di contenuti riusciranno a ottenere maggiore spazio.
2. Come si impegna l’Ordine a garantire il rispetto del diritto all’informazione per tutti i cittadini, e quali azioni vengono promosse per garantire un accesso equo e completo alle informazioni?
L’Ordine deve coniugare due diritti tra di loro complementari e che però, talvolta, vengono visti erroneamente in contraddizione. Mi riferisco da un lato al diritto all’informazione, dall’altro alla tutela dei soggetti protetti dalle carte deontologiche. Esemplificativo di questo è la battaglia che abbiamo condotto e stiamo tuttora conducendo contro il decreto che ha recepito la normativa comunitaria sulla presunzione di innocenza. Se non c’è dubbio che nessuna persona possa essere considerata colpevole fino a quando non sia intervenuta una sentenza definitiva, va riconosciuto che la nuova legislazione si traduce spesso in una forte limitazione al diritto di cronaca. È un punto di incontro difficile, ma non dobbiamo smettere di cercare l’equilibrio tra il diritto dei cittadini a essere informati e quello delle persone sottoposte a indagine a non essere travolte da un dannoso clamore mediatico. Per quanto riguarda l’accesso equo e completo alle informazioni, ci impegniamo ogni anno in decine di incontri nelle scuole e da poco abbiamo firmato un protocollo con la Prefettura di Torino che va in questa direzione: fornire a ragazzi strumenti di orientamento tra le centinaia di fonti con le quali vengono in contatto in rete è un nostro preciso impegno.
3. In che modo l’Ordine dei Giornalisti del Piemonte supporta i professionisti nel rispetto del copyright, specialmente in un contesto digitale in continua evoluzione?
Con le altre organizzazioni di categoria, abbiamo realizzato in Piemonte lo sportello unico, uno spazio fisico ospitato nella Casa dei Giornalisti, a Torino, a Palazzo Ceriana Mayneri. È una scelta che ci ha permesso di realizzare sinergie importanti anche sul piano delle consulenze che possiamo offrire ai nostri iscritti. Anche nella nostra professione, il quadro normativo si è fatto sempre più complesso. Per questo credo che, anche in questo campo, il compito dell’Ordine debba essere quello di indirizzare correttamente i propri iscritti anche attraverso i corsi di formazione continua, che il Piemonte offre in numero considerevole, fra i primi posti in assoluto in Italia.
4. Qual è la posizione dell’Ordine sull’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nel giornalismo e come si cerca di garantire che tale integrazione avvenga nel rispetto degli standard etici e professionali?
Con la recente approvazione della norma europea sull’Intelligenza Artificiale si è fatto un primo importante passo in avanti al quale ne dovranno però seguire altri. Se è vero che nessuna innovazione tecnologica è mai stata fermata da una sterile opposizione, con l’AI siamo di fronte a una trasformazione che può cambiare nel profondo non solo il giornalismo, ma le nostre stesse società. In gioco non ci sono solo i posti di lavoro dei giornalisti o di migliaia di altri lavoratori intellettuali in tutto il mondo, in gioco c’è il futuro dei nostri sistemi democratici: è sufficiente pensare a quali danni produca già oggi l’attività delle centrali professionali della disinformazione. Auspico quindi l’apertura al più presto di una discussione ampia nella società per arrivare a un quadro di norme chiare che definisca possibilità e limiti dell’intelligenza Artificiale.