Delegare all’AI è una vera e propria arma a doppio taglio: infatti, sono state documentate conseguenze negative sull’attività cerebrale legate all’uso di ChatGPT. A sostegno di questo, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha diffuso una circolare che vieta l’uso degli smartphone anche nella scuola secondaria di secondo grado. Il documento ha portato a una svolta epocale e si basa sul tentativo di limitare quanto più possibile il livello di distrazione e di impoverimento del clima in classe, favorendo ambienti più rispettosi dei processi cognitivi.
Al centro della ricerca internazionale si pone il concetto di debito cognitivo, che si genera dall’uso di strumenti di Intelligenza Artificiale. Le preoccupazioni si sono accese a causa di un aumento nella tendenza a delegare alle macchine le attività cognitive. Ma cosa causa questo nuovo “modus operandi”? Vengono direttamente intaccate le competenze individuali.
Ma cosa si intende per debito cognitivo? Si intende l’insieme dei costi posticipati legati all’uso continuativo di strumenti esterni per attività mentali chiave, come la pianificazione. Questo si riferisce al cosiddetto “cognitive offloading”, nonché il trasferimento consapevole di parte delle attività cognitive su supporti esterni.
Più precisamente, questo processo raggiunge il culmine con modelli linguistici di grandi dimensioni, i Large Language Model (LLM): sono capaci di sostituire operazioni che precedentemente implicavano un impegno mentale attivo. Ma il vero punto nevralgico della questione è che il debito cognitivo può colpire e affliggere in modo differente gli studenti, a seconda delle caratteristiche intrinseche di ciascuno. Infatti, gli studenti con un’ampia capacità metacognitiva riescono a compensare parzialmente il disinvestimento mentale dovuto all’uso dell’AI; quelli meno esperti rischiano di andare incontro a una vera e propria perdita.
Occorre considerare anche che una conseguenza diretta, legata all’eccessivo uso di questi modelli, può essere una ridotta soddisfazione per l’esecuzione autonoma di un compito: questo può generare un sentimento più o meno marcato di frustrazione. Dunque, l’AI è una vera e propria arma a doppio taglio, che non intacca solo la sfera cognitiva, ma anche quella emotiva e sociale.
L.V.
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