Spesso in questi anni ci siamo chiesti cosa faccia Facebook con i dati che, consapevolmente o meno, gli forniamo e la risposta che trapela ora da un documento interno dell’azienda potrebbe non piacerci. Infatti, il report ottenuto da Vice mostra un pericoloso livello di incompetenza di uno dei principali business del social network: la gestione dei dati dei suoi utenti.
A quanto pare anche il più grande social network del mondo, sembra non sapere davvero dove finiscono i dati dei suoi utenti e cosa ne sia di tutte le informazioni che ha a disposizione.
Il report, redatto l’anno scorso dal gruppo Privacy Engineers di Facebook Ad, lanciava un allarme sull’utilizzo dei dati. Gli autori del documento hanno descritto una piattaforma che, nonostante debba rispettare regole sulla privacy sempre più stringenti messe in campo da Unione europea, Stati Uniti e India, è spesso all’oscuro dei dati personali dei suoi quasi due miliardi di utenti. Da quanto emerge, infatti, Facebook non è in grado di tenere conto di gran parte dei dati personali degli utenti di sua proprietà, incluso il loro utilizzo e dove si trovano.
Gli ingegneri hanno avvertito che Facebook avrà difficoltà a fare promesse a diversi paesi sul trattamento dati dei suoi cittadini e il rapporto afferma che il principale ostacolo alla reperibilità dei dati degli utenti sembra essere la mancanza da parte dell’azienda di sistemi chiusi.
Si tratta senza dubbio di una dichiarazione allarmante riguardo la scarsa competenza con la quale vengono gestiti dati e informazioni sensibili.
Invece, in una dichiarazione di risposta a Vice, la società afferma che il documento “non descrive i nostri ampi processi e controlli per conformarsi alle normative sulla privacy”. Secondo Facebook “le nuove normative sulla privacy in tutto il mondo introducono requisiti diversi e questo documento riflette le soluzioni tecniche che stiamo costruendo per ridimensionare le misure attuali che abbiamo adottato per gestire i dati e rispettare i nostri obblighi”.
Secondo il ricercatore indipendente sulla privacy Wolfie Christl, un esperto in analisi forense dei flussi di dati pubblicitari, il documento è “dinamite” e rappresenta una “confessione” del fatto che Facebook non si è conformato al Regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr) europeo in vigore dal 2018, come già era emerso in alcuni casi.
Il Gdpr prevede che i dati devono essere “raccolti per scopi determinati, espliciti e legittimi e non ulteriormente trattati in modo incompatibile con tali finalità”.