La rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale inciderà pesantemente anche sulla professione di avvocato. La prima preoccupazione dei legali è il rischio di una spaccatura nella categoria tra chi rimane indietro perché non ha le possibilità di fare il salto tecnologico e chi invece, per esempio i grandi studi, può cavalcare un’innovazione che non ha più il suo fulcro nella competenza professionale ma nelle capacità di gestire l’algoritmo.
L’utilizzo di sistemi di Intelligenza Artificiale nelle professioni intellettuali è consentito esclusivamente per esercitare attività strumentali e di supporto all’attività professionale richiesta e con prevalenza del lavoro intellettuale oggetto della prestazione d’opera. I professionisti dovranno avvisare il soggetto destinatario della prestazione intellettuale, con linguaggio chiaro, semplice ed esaustivo, che utilizzano sistemi di AI.
Nella giustizia, i sistemi di Intelligenza Artificiale sono utilizzati per l’organizzazione e la semplificazione del lavoro giudiziario, per la ricerca giurisprudenziale e dottrinale anche finalizzata all’individuazione di orientamenti interpretativi, per la predisposizione di bozze di provvedimenti e per ogni altro impiego strumentale e di supporto all’attività giudiziaria.
Il Governo starebbe pensando di introdurre queste norme specifiche sull’utilizzo dei sistemi di AI nelle professioni e nella Giustizia, stando alle bozze di disegno di legge governativo per la disciplina della AI.
Il ddl dedica una parte specifica al settore del lavoro e al diritto di autore, con la previsione della filigrana “AI” per l’identificazione dei contenuti testuali, fotografici, audiovisivi e radiofonici prodotti da sistemi di Intelligenza Artificiale. Un’altra parte è dedicata alla tutela del diritto d’autore delle opere generate con l’ausilio dell’Intelligenza Artificiale nel caso in cui il contributo umano nell’ideazione e realizzazione dell’opera tramite l’uso dell’algoritmo sia creativo, rilevante e dimostrabile.
C.T.