La sicurezza sul lavoro non è solo questione di norme da rispettare, ma di cultura da promuovere. L’intelligenza artificiale si sta rivelando uno degli strumenti più promettenti per prevenire incidenti e migliorare il benessere nei luoghi di lavoro. A dimostrarlo non è solo la crescente diffusione di sensori intelligenti, robot collaborativi o software di visione artificiale, ma anche l’approccio adottato da istituzioni come l’INAIL.
L’Istituto ha infatti integrato l’AI nella gestione degli avvisi pubblici ISI, che finanziano progetti per la salute e sicurezza nelle imprese. Grazie al machine learning, l’INAIL analizza i documenti presentati dalle aziende per individuare rischi concreti, come l’esposizione ad amianto o vibrazioni pericolose, ottimizzando l’istruttoria e distribuendo meglio i fondi.
Ma non è solo una questione burocratica: sul campo, strumenti come Intenseye, Buddywise o Protex AI permettono di riconoscere posture scorrette, macchinari surriscaldati, pericoli imminenti. Altri sistemi ancora analizzano segnali di stress o disagio, prevenendo il burnout.
A fare la differenza, però, è il modo in cui queste tecnologie vengono introdotte. La normativa europea è chiara: si tratta di applicazioni “ad alto rischio” che devono rispettare principi di trasparenza, equità e supervisione umana. La privacy e il consenso informato vanno garantiti, i lavoratori devono essere coinvolti.
In sintesi, l’integrazione dell’AI nella sicurezza sul lavoro rappresenta un’opportunità per creare ambienti più sicuri e sostenibili, dove la tecnologia supporta l’uomo nel proteggere la salute e il benessere dei lavoratori.
A.C.
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