Una costellazione di oltre cento satelliti per garantire all’Italia una rete di telecomunicazioni strategiche indipendenti da e verso lo Spazio. È questa la visione alla base dello studio di fattibilità consegnato nelle scorse settimane dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) al Ministero delle Imprese e del Made in Italy e annunciato dal
ministro Adolfo Urso. Il progetto rappresenta un passo decisivo verso la creazione di un’infrastruttura spaziale sovrana a supporto delle esigenze nazionali di sicurezza e difesa.
Lo studio, commissionato all’ASI nel dicembre 2024, è stato ultimato con largo anticipo rispetto alle tempistiche previste e ora apre la strada alla seconda fase: un confronto diretto tra l’Agenzia e le imprese italiane per valutare la capacità del sistema industriale nazionale di realizzare autonomamente la costellazione. “Abbiamo dato mandato all’ASI di avviare un dialogo con le imprese per capire se siano in grado, da sole, di costruire questa infrastruttura”, ha dichiarato Urso. Il progetto prevede una rete composta da più di cento satelliti, con una timeline stimata di almeno cinque anni per la messa in orbita, anche se tempistiche più precise potranno essere definite solo al termine delle consultazioni con l’industria.
Obiettivo: garantire al Paese un’infrastruttura critica che possa proteggere le comunicazioni delle istituzioni, delle Forze armate e dei servizi di intelligence, in un contesto globale sempre più instabile, come dimostrato dalla guerra in Ucraina. La scelta di una costellazione nazionale si inserisce in un dibattito più ampio sul
ruolo delle tecnologie spaziali nella sovranità digitale. Attualmente, il mercato è dominato da soluzioni come Starlink, la costellazione in orbita bassa di Elon Musk, e Iris 2, il progetto europeo basato su satelliti in orbite bassa e media. Starlink offre connessioni a bassa latenza e alte prestazioni grazie alla sua rete di oltre 7.000 satelliti, puntando a superare i 12.000 entro i prossimi anni. Iris 2, invece, è pensato per fornire copertura stabile e ampia, ma con prestazioni meno reattive rispetto a Starlink, con una rete di circa 300 satelliti prevista entro il 2035.
In questo scenario, l’Italia propone una terza via: una costellazione interamente nazionale, capace di coniugare indipendenza strategica e avanzamento tecnologico. Una sfida ambiziosa, ma non fuori portata per un Paese con una lunga tradizione nel settore spaziale. Già negli anni ’90 e 2000, l’Italia era tra i leader nella produzione di
satelliti, grazie ad aziende come Alenia Spazio, oggi Thales Alenia Space, produttrice dei Globalstar ancora oggi operativi. Oggi, con player come Leonardo, Telespazio, Sitael e Argotec, il settore spaziale italiano dispone di competenze e capacità tecnologiche di primo piano. Tuttavia, rimangono interrogativi significativi legati ai costi e ai tempi di realizzazione. Si stima un investimento minimo di 4-5 miliardi di euro e tempi operativi che potrebbero estendersi fino a 10-15 anni. Una valutazione dettagliata costi-benefici sarà fondamentale per decidere se proseguire su questa strada. Il governo, per ora, non esclude il dialogo con partner internazionali, ma sembra determinato a esplorare fino in fondo la via nazionale.
Il presidente dell’ASI, Teodoro Valente, ha confermato che il progetto ha già un acronimo identificativo, ma il nome ufficiale della costellazione sarà annunciato solo dopo la chiusura della fase di consultazione. “Per ora – ha detto – la chiamiamo Costellazione Nazionale”. L’annuncio dello studio arriva in una fase dinamica per lo spazio italiano. Pochi giorni fa, lo stesso Urso ha visitato l’hub di Sitael a Mola di Bari, una delle strutture più avanzate nel panorama europeo. Un segnale chiaro che l’Italia intende giocare un ruolo da protagonista nel nuovo equilibrio globale della connettività spaziale.
di Matteo Cotellessa, Giornalista professionista in Direzione Comunicazione
Mediaset e cultore della materia di Diritto dell’informazione, Diritto
europeo dell’informazione e Regole della Comunicazione d’impresa con il
Prof. Ruben Razzante (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)
Diritto dell’informazione
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