Il nuovo Censimento permanente delle istituzioni pubbliche, appena diffuso dall’Istat, traccia un incoraggiante quadro del nostro Paese. La pubblica amministrazione digitale è ormai una realtà diffusa lungo tutto lo Stivale, se è vero che l’87,9% delle 12.848 istituzioni censite da Nord a Sud, nel 2017, ha utilizzato il web per la gestione dei dati e l’erogazione dei propri servizi.
Al 31 dicembre 2017 sono state censite 12.848 istituzioni pubbliche, presso le quali prestano servizio 3.516.461 unità di personale, di cui 3.321.605 dipendenti (pari al 94,5% del totale). Il restante 5,5% del personale in servizio – circa 195mila unità – è rappresentato da personale non dipendente, ovvero occupato con altre forme contrattuali (collaboratori coordinati e continuativi o a progetto, altri atipici e temporanei). Sono poco diffuse le tecnologie più avanzate: nel 2017 il 5,9% delle istituzioni pubbliche ha analizzato big data e il 4,6% ha impiegato la tecnologia Internet of Things. Sono le Università pubbliche a presentare un livello di digitalizzazione più ampio e completo rispetto alle diverse tecnologie.
Significativo l’utilizzo dei servizi di cloud computing (30,5%) mentre sembrano ancora poco sfruttate, rispetto alle possibilità di impiego, le applicazioni mobile (19,4%), soprattutto considerando che il 41,9% delle istituzioni utilizza i social media nelle interazioni con gli utenti.
Per quanto riguarda, appunto, i social media, sono più diffusi nelle università (97,2%) e nelle amministrazioni centrali (87,9%) ma meno della metà dei comuni (42,1%) li utilizza. Nel 2017, li hanno utilizzati quattro istituzioni su 10 (38,3%). Nella graduatoria degli strumenti virtuali impiegati, seguono a distanza la messaggistica istantanea (14,8%) e i siti web di condivisione di contenuti multimediali (ad esempio Youtube, Slideshare, Instagram) utilizzati dal 13,8% delle amministrazioni pubbliche.