GPT-4.5 è ancora in anteprima e nel frattempo OpenAI spiazza tutti rilasciando GPT-4.1, disponibile solo via API. Un passo intermedio? Forse. Ma di certo una mossa chiara: questi strumenti non sono pensati per l’utente medio di ChatGPT, ma per chi sviluppa software. In parallelo arriva Codex CLI, tool open source a riga di comando che consente all’intelligenza artificiale di leggere e, se abilitata, di modificare direttamente file all’interno di un progetto.
GPT-4.1 è concepito per abilitare applicazioni più efficienti e a costi ridotti. Introduce una finestra di contesto da un milione di token, migliora nella generazione e nell’analisi del codice, è più preciso nell’eseguire istruzioni e costa fino al 20% in meno rispetto a GPT-4o. Le versioni mini e nano lo rendono scalabile anche per piccoli progetti.
Sul fronte della codifica, la ricerca suggerisce che i programmatori assistiti da AI producono codice meno sicuro rispetto a quelli che non ne fanno uso, sollevando dubbi sulla vulnerabilità introdotta dall’intelligenza artificiale.
OpenAI risponde con Codex CLI, pensato per gli sviluppatori, che adesso possono utilizzare l’AI per gestire e modificare codice mediante la riga di comando. Sorprende per la capacità di interagire con intere codebase e offrire output contestualizzati e coerenti.
Ma rischi non mancano: la possibilità di eseguire comandi di shell pericolosi, la modifica automatica dei file e la valutazione autonoma della sicurezza aprono nuovi interrogativi. Si rivela ottimo per documentare e scrivere test, ma la verifica del codice deve rimanere umana.
In un contesto dove l’AI entra in profondità nei processi di sviluppo, la riflessione è d’obbligo: stiamo ancora programmando o stiamo già delegando troppo? La sensazione è quella di un’accelerazione irreversibile, difficile, anche sul fronte etico, da arginare. Con un prompt alla volta, stiamo cambiando il modo in cui scriviamo il futuro.
A.C.
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