Il gaming online, ovvero la fruizione di videogiochi attraverso internet, comporta una serie di rischi per la privacy e l’incolumità, soprattutto dei minori, a causa delle lacune nella tutela dei dati da parte dei gestori delle piattaforme. Queste lacune possono esporre a pericoli come l’acquisizione di dati personali da parte di terzi non autorizzati o l’esposizione a contenuti inappropriati. Inoltre, la possibilità di interagire con milioni di utenti reali in tutto il mondo può esporre i minori a comportamenti aggressivi o a insulti.
Inoltre, esiste un problema di carenza informativa da parte delle case produttrici di videogiochi, poiché le privacy policy sono spesso difficilmente accessibili e presentano problemi legali e di redazione. Questo viola le regole del GDPR sulla protezione dei dati personali.
Emergono anche perplessità sulla conservazione delle informazioni. I dati raccolti, tendenzialmente, vengono conservati per un determinato periodo senza rendere chiare le ragioni per cui questo periodo è necessario. Questi problemi limitano l’accessibilità, la trasparenza e la comprensibilità delle informazioni per l’utente che si trova ad inserire dati personali in rete in modo pressoché inconsapevole.
In generale, il problema è che più dati vengono inseriti in rete, più cresce la vulnerabilità e la possibilità che vengano utilizzati in modi dannosi. Questo rende il gaming online un luogo pericoloso, tanto quanto i social media.
Anche le semplici app che si possono scaricare sui nostri smartphone possono portare a violazioni in materia di privacy come si evince dallo studio del gruppo di esperti noto come “Privacy Not Included”.
Questo studio si è concentrato sulle etichette per la privacy di 20 app gratuite scaricate dal Google Play Store, tra cui TikTok, Facebook, Minecraft, YouTube, Google Maps e Gmail. L’80% delle etichette sulla privacy sono risultate false o ingannevoli, ciò significa che non permettono ai consumatori di fare scelte informate sulla privacy quando scaricano o acquistano le app. Inoltre, molte delle etichette non sono allineate alle informazioni sulla privacy fornite dagli sviluppatori sui loro siti web.
Lo studio ha rivelato che il sistema delle etichette sulla privacy delle app non aiuta i consumatori a fare scelte informate sulla privacy e che molti sviluppatori di app non forniscono informazioni sufficienti sulla privacy ai loro utenti creando pericoli, soprattutto per i minori.
È importante quindi diffondere le problematiche di protezione dei minori e sensibilizzare le famiglie sull’uso di queste piattaforme. È necessario anche un sostegno da parte delle autorità competenti per valutare l’adeguatezza delle tutele fornite dai produttori di videogiochi, a partire dalla redazione di informative per la privacy adeguate e chiare a tutti, anche ai i minori.
(S.F.)