Si parla di cyberbullismo, della diffusione di immagini sessualmente esplicite oppure, ancora, della schedatura da parte di piattaforme Internet per proposte commerciali mirate: in ogni caso non si riuscirà a realizzare un percorso costruttivo, se non si toccano le questioni di fondo. Le iniziative formative non devono essere rituali e ripetitive, ma devono essere efficaci e puntuali.
La questione essenziale, quella che dovrebbe essere alla base, è il rapporto delle persone con le macchine e le relative modalità di utilizzo. Macchine elettroniche e modalità digitali di utilizzo influenzano i comportamenti umani. Se si dice che le macchine e le applicazioni rendono tutto più semplice e più veloce, allora la conseguenza è che semplicità e velocità saranno intesi come valori positivi in senso assoluto. Si tratta di una considerazione non solo sbagliata, ma che spesso porta anche a commettere errori dovuti alla fretta quando si naviga su internet.
Bisognerebbe far capire ai giovani (e non solo) che la velocità non è immediatezza (ci possono essere risposte immediate, ma sbagliate o inefficaci) e la complessità non necessariamente è una complicazione, che fa perdere solo tempo.
Facciamo un esempio. Con dei liceali si è parlato dei cookie e di quanto sia leggera la loro pseudo-decisione di acconsentire a qualunque cookie pur di raggiungere nel più breve tempo possibile un contenuto digitale o un servizio digitale. Ragionandoci su, è poi venuto fuori che nessuno sapesse bene cosa in realtà fossero.
Una volta spiegato che ci sono cookie buoni, ma ce ne sono tanti altri insidiosi e interessati e che questi ultimi sono come un marchio sulla pelle per schedare le persone, ebbene una volta usata questa immagine, si è sentita crescere la consapevolezza nel gruppo di ragazzi intenti ad ascoltare.
Il messaggio è passato e qualcuno di quei teenager la prossima volta ci penserà su prima di dare il consenso. Questo bisogna dare agli studenti: gli strumenti per innescare la capacità di ragionare su ciò che si trova nella grande vetrina della rete Internet. Se non si attiva la loro capacità di dubitare, cioè di farsi le domande giuste per arrivare alla risposta giusta, a costo di perdere un po’ di tempo prima di scaricare una app, se non si attiva questa funzione, allora, li si condanna all’incertezza di non sapere chi e come sta giocando con i loro dati e le loro vite.
(G.S)