I continui microlockdown che si susseguono in tutta Italia ormai da un anno stanno inevitabilmente provocando gravi disturbi psichici in numerosi soggetti.
Molti cittadini hanno sviluppato patologie di depressione, ansia sociale e paura del contagio, rifiutando di uscire di casa. Altri ancora soffrono i disagi dello smart working e non riescono più a distinguere il momento lavorativo da quello della vita privata ed ancora, nei casi peggiori, i bambini stessi, una delle categorie più fragili e a rischio, risentono di questa enorme ondata di apatia che sta investendo l’Italia intera.
In questo quadro di dramma e disperazione entra in gioco il ruolo degli psicologi, il cui lavoro, purtroppo o per fortuna, si è notevolmente incrementato durante i mesi della pandemia. Migliaia di persone infatti hanno deciso di affidarsi ad un percorso di psicoterapia per superare i gravi danni psicologici sviluppatisi a seguito dei prolungati lockdown e l’aiuto degli psicologi è risultato fondamentale per salvare coppie a rischio e giovani adolescenti depressi.
Se però questa categoria è risultata così necessaria durante questi mesi di pandemia, come rovescio della medaglia bisogna evidenziare che il Governo ha scelto di non tenere conto dei consigli e dei suggerimenti che esperti psicologi e psichiatri hanno sempre cercato di fornire rispetto alle possibili chiusure e successive riaperture.
E’ inevitabile, infatti, considerare che ogni qual volta si chiude per poi riaprire, i cittadini si sentano prima speranzosi e poi si vedano nuovamente privati della propria libertà, quasi in violazione dei principi Costituzionali. E’ pur vero che tutte le misure che sono state adottate si muovevano e si muovono attualmente nell’ottica di salvaguardare i cittadini ed impedire loro di contagiarsi, ma i ragionamenti più profondi ed oscuri che si celano nella mente di ciascun individuo invece non vedono altro che questo: “non mi fanno uscire di casa, non posso far nulla”.
Ed è in quest’ottica che, a detta dell’Ordine nazionale degli Psicologi, il parere della categoria dovrebbe essere tenuto in considerazione quando si valutano chiusure e riaperture. La psiche umana è infatti debole e l’illusione in certi casi non aiuta. Dopo gli enormi danni già verificatisi, sarebbe corretto permettere a questi esperti di entrare nel merito delle scelte governative, al fine di evitare danni futuri. La rivolta degli psicologi andrebbe ascoltata perché occorre salvaguardare il benessere psichico della popolazione, pena ripercussioni future sul piano sociale.
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