Dall’inizio dell’emergenza sanitaria avete avviato un’analisi su come la pandemia stia modificando i cambiamenti e gli atteggiamenti di individui e consumatori. Dal vostro punto di vista privilegiato, quali sono i principali cambiamenti in atto sul piano sociale, economico e politico?
Già da fine febbraio abbiamo costantemente monitorato le percezioni, le opinioni e i vissuti degli italiani in questo peculiare periodo. Gli atteggiamenti hanno avuto dei mutamenti nel corso di questi mesi, a un certo punto sembrava che la pandemia andasse a modificare radicalmente le abitudini della gente, ma dopo la riapertura molti comportamenti sono ritornati a com’erano prima.
Sul piano politico si è avuto un forte aumento del gradimento dei principali attori che hanno gestito l’emergenza: governo, Premier Conte, ministri, presidenti di regione e alcuni sindaci. L’effetto rally around the flag si è fatto sentire, le contrapposizioni politiche si sono abbassate, il livello di polemica anche ed è emerso un apprezzamento ampio per chi riusciva a trasmettere un senso di sicurezza. Di riflesso si sono indebolite le opposizioni. Tuttavia non sono cresciute le formazioni di governo, PD e M5S, ma solo il gradimento nei singoli esponenti.
Sul piano sociale abbiamo notato ad esempio un incremento dell’attenzione alla solidarietà, mentre in termini di abitudini e comportamenti abbiamo registrato una forte richiesta di mobilità sostenibile, soprattutto piste ciclabili, oltre a un’accelerazione nella digitalizzazione di persone che in tale contesto erano rimaste indietro.
Cosa si aspetta per i prossimi mesi? I cambiamenti in essere saranno duraturi?
E’ difficile dire, molti cambiamenti avvenuti durante il lockdown stanno tornando alla “normalità” pre-covid, io credo che tutto dipende dalla durata dell’emergenza. Più tempo passa più alcuni comportamenti diventeranno consolidati, ci si abituerà e rimarranno tali. Inoltre occorrerà capire quali cambiamenti saranno prodotti dalla crisi economica. Ogni periodo di crisi crea mutamenti nel tessuto sociale e nei consumi. Sarà interessante vedere ad esempio quali sviluppi avranno la scuola e l’insegnamento.
L’emergenza sanitaria ha in qualche modo evidenziato l’importanza della tecnologia e della digitalizzazione nel Paese. Questo trend è emerso anche dalle vostre analisi?
Certamente, le persone che prima erano più restie all’utilizzo della tecnologia nella vita quotidiana e nella fruizione dei servizi hanno dovuto provare a usarla per forza nel periodo di lockdown e questo ha contribuito ad abbattere certe barriere. Seppure sono diffuse le perplessità sul ruolo reale dei big tech nella società mondiale e sulla questione della privacy, quasi tutti riconoscono che la digitalizzazione sarà fondamentale per aiutare le imprese a ripartire e i cittadini a vivere meglio negli anni in cui la crisi morderà. Vi è anche una discreta apertura alla telemedicina ad esempio, che potrebbe avere un’accelerazione nello sviluppo nei prossimi anni. Anche le persone anziane ne riconoscono i benefici e sono disponibili ad imparare a farne uso.