Passate le festività, al momento della ripartenza delle scuole, lo studio “I giovani ai tempi del Coronavirus”, condotto da IPSOS per Save the Children traccia un quadro dei mesi di didattica a distanza che hanno coinvolto, nel nostro Paese, oltre due milioni e mezzo di ragazze e ragazzi delle scuole superiori di secondo grado. Fatta eccezione per alcune regioni, il 7 gennaio sono tornati sui banchi gli studenti di scuole elementari e medie, mentre la data di inizio per le scuole superiori è l’11 gennaio.
Dall’indagine emerge una realtà critica che fa suonare un campanello d’allarme sul rischio di dispersione scolastica. Il 28% degli studenti dichiara infatti che almeno un loro compagno di classe dal lockdown dello scorso marzo a oggi avrebbe smesso di frequentare le lezioni (tra questi, un quarto ritiene che siano addirittura più di 3 i ragazzi che non partecipano più alle lezioni). Secondo gli adolescenti intervistati, tra le cause principali delle assenze dalla DAD, vi è la difficoltà delle connessioni e la fatica a concentrarsi nel seguire la didattica dietro uno schermo.
Secondo i dati raccolti nello studio -condotto su un campione di adolescenti tra i 14 e i 18 anni- Save the Children stima che sono circa 34mila studenti delle scuole secondarie di secondo grado a fare assenze prolungate (che sono, di fatto l’anticamera della dispersione) e che potrebbero aggiungersi a fine anno ai dispersi della scuola.
Tra le cause della dispersione e dell’assenza dalle lezioni rientra la tecnologia, alla base della didattica a distanza, per “la difficoltà delle connessioni e la fatica a concentrarsi nel seguire la didattica dietro uno schermo”.
Più di 1 ragazzo su 3 (35%) ritiene che la propria preparazione scolastica sia peggiorata. Uno su 4 deve recuperare materie e, fra coloro che devono recuperare, il 23% ha 3 o più di tre materie insufficienti. Confrontando la propria performance di questo anno in termini di materie da recuperare, il 35% afferma di averne di più rispetto allo scorso anno, con ampie oscillazioni regionali: 44% al nord ovest e 26% al sud. Oscillazioni che si ripetono anche sulle diverse fasce d’età: ben 1 su 4 fra i ragazzi di 16-18 anni afferma di aver meno materie da recuperare a fronte di solo il 14% degli studenti di 14-15 anni.
L’Istat evidenzia che il 12,3% degli studenti tra i 6 e i 17 anni, circa 850 mila giovanissimi, non ha a disposizione né pc né tablet, strumenti fondamentali per restare al passo della didattica a distanza (dati 2018-2019); nel Mezzogiorno questa quota sale fino a 1 minore su 5 (il 19%). Una quota molto alta di studenti 6-17enni, quasi la metà (il 45,4%, oltre 3 milioni 100 mila bambini e ragazzi) ha difficoltà con la didattica a distanza, a causa della carenza di strumenti informatici in famiglia, o perché questi risultano del tutto assenti o perché devono comunque condividerli con altri fratelli e/o sorelle, o comunque perché inferiori a quanto sarebbe necessario. Una quota del 39,7% degli studenti 6-17enni, infatti, vive in famiglie in cui sono presenti altri studenti che dovrebbero utilizzare le dotazioni tecnologiche in contemporanea per seguire le lezioni, ma non ne hanno a disposizione un numero sufficiente per tutti. A loro si aggiunge un’ulteriore quota del 5,7% che vive in famiglie in cui non sono presenti altri studenti, ma che non hanno alcuno strumento tecnologico a disposizione.
Alle difficoltà relative alla disponibilità degli strumenti tecnologici, si aggiunge il problema della disponibilità di spazi abitativi adeguati.
Quasi quattro studenti su dieci hanno dichiarato di avere avuto ripercussioni negative sulla capacità di studiare (37%). Gli adolescenti dicono di sentirsi stanchi (31%), incerti (17%), preoccupati (17%), irritabili (16%), ansiosi (15%), disorientati (14%), nervosi (14%), apatici (13%), scoraggiati (13%).
Il bonus smartphone, pc e tablet previsto nella legge di Bilancio 2021 potrebbe contribuire a colmare alcune mancanze e supportare le famiglie con giovani alle prese con la DAD.