Agostino Ghiglia si è laureato in Giurisprudenza con Master in Diritto Sanitario e attualmente è Componente del Collegio del Garante per la Protezione dei Dati Personali. Già giornalista e imprenditore nel campo della formazione e dell’ICT, è stato Parlamentare dal 2001 al 2005 e dal 2008 al 2013 col ruolo di Capogruppo della VIII Commissione Ambiente e LLPP nonché membro della Commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Ha inoltre ricoperto il ruolo di Assessore regionale con deleghe all’innovazione, sviluppo, ricerca, internazionalizzazione, commercio, energia, artigianato e società partecipate per la Regione Piemonte.
Lo abbiamo interpellato su temi di stringente attualità nel rapporto tra uomo e tecnologie.
Quale potrebbe essere l’impatto dell’intelligenza artificiale nel garantire la protezione dei dati personali? Secondo Lei l’Autorità dovrebbe avere un ruolo e quale ruolo nell’attuazione della strategia italiana sull’AI?
Probabilmente un’intelligenza artificiale generativa, adeguatamente allenata, potrebbe supportare il Garante per la protezione dei dati personali nella ricerca giurisprudenziale italiana ed europea, finalizzata a semplificare e velocizzare il lavoro degli Uffici nella redazione dei provvedimenti più frequenti e “bagatellari”, in ordine ai quali esistono già decine di decisioni prese sulla base del GDPR e del Codice Privacy. il tutto, ovviamente sotto un’attenta supervisione umana. Per i casi più complessi e innovativi, connessi all’evoluzione ipersonica proprio dell’IA ritengo, al contrario, che l’esperienza umana- la “iuris prudentia” in senso antico-lo sforzo intellettuale nell’applicazione di una materia tanto nuova quanto fondamentale nella protezione dei nostri “gemelli digitali”, siano insostituibili. Per quanto riguarda il ruolo dell’Autorità nell’attuazione della strategia italiana sull’IA, la ritengo centrale ed insostituibile. Su cosa si basa l’allenamento dell’IA ? Sui dati. Quasi sono i dati che più attengono ai diritti fondamentali delle persone? Quelli personali. Il DDL é ancora in discussione ma, come peraltro già previsto nel testo attuale, dal GDPR non si prescinde.
Qual è il confine tra liberta’ e sicurezza in ambito di sicurezza digitale?
Sono storicamente contrario ai fact-checkers e a qualsivoglia figura di mediazione sui social che comporti forme più o meno giustificabili di censura, magari dettate da una diversa impostazione culturale. Mi sono sempre chiesto in base a quale autorità, legale o morale, degli impiegati di un’azienda potessero ergersi a giudici dell’altrui libertà di espressione. Come esponente della Generazione X i miei riferimenti rimangono saldamente ancorati a due leggi fondamentali del XX Secolo: l’art. 21 della Costituzione Italiana e l’art. 11 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, per tutto il resto ci sono i “giudici naturali” (art.25 della Costituzione) e migliaia di pagine di Codici (compreso il GDPR) in grado di tutelare e proteggere gli individui e la Comunità.
Lei si è molto occupato di educazione digitale delle nuove generazioni. Quali soluzioni possono contribuire a potenziarla?
Da anni vado ripetendo (dedicandoci anche due libri) che l’Era Digitale non rappresenta un’evoluzione tecnologica ma una Rivoluzione culturale che, per la velocità con cui sta pervadendo la società, non ha precedenti nella storia dell’umanità. Le sue mille implicazioni, l’inintelligibilità dei suoi approdi a causa degli sviluppi – a detta di due dei suoi principali artefici, quali Geoffrey Hinton e Sam Altman-della Intelligenza Artificiale Generativa (che dell’Era Digitale rappresenta, nel bene e nel male, la punta di diamante), le sue intrinsecamente inimmaginabili potenzialità, richiedono un approccio non convenzionale. A mio avviso occorre una grande campagna di alfabetizzazione digitale che partendo dalla terminologia della nuova era, metta in evidenza, per quanto possibile, le opportunità, gli sviluppi, le applicazioni ma anche i rischi e le distorsioni ad oggi conoscibili di questa Rivoluzione in divenire. A tal proposito, da tre anni vado proponendo l’insegnamento della Educazione Civica Digitale come materia distinta fin dal quarto anno della scuola primaria: occorre diffondere conoscenza, consapevolezza e prudenza, non abbandonare i più piccoli davanti ad un video la cui parte migliore ed innocua é quella visibile.
Qual è il suo parere sul tema delle intercettazioni e della loro pubblicazione da parte dei media?
Nel mese di Febbraio del 2024, il Garante ha reso un parere al Ministero della Giustizia – che ha fatto seguito ad una interazione attiva tra l’Autorità ed il Ministero stesso-relativo all’attivazione dell’archivio digitale delle intercettazioni, puntualizzando misure anche tecniche ed organizzative volte a garantire un uso proprio delle intercettazioni ivi contenute e a precisare , nella persona Procuratore della Repubblica, il titolare del trattamento. Personalmente ritengo che le intercettazioni pubblicate su media debbano contemperare i principi dell’interesse pubblico alla conoscibiltà della notizia con quelli di essenzialità dell’informazione e di minimizzazione dei dati nelle medesime riportati. Prudenza e attenzione rinforzate debbono poi essere dedicate alle posizioni dei “terzi” chiamati in causa dalle intercettazioni : tutela forte del diritto di cronaca ma sanzione altrettanto forte del voyeurismo scandalistico, nella tutela fondamentale della Dignità di tute le persone coinvolte.
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