I sistemi di riconoscimento facciale stanno sollevando sempre più preoccupazioni per quanto riguarda la violazione della privacy e il loro potenziale utilizzo come strumenti di sorveglianza di massa. Inoltre, i dati raccolti da questi sistemi possono essere vulnerabili a violazioni, utilizzati impropriamente da cybercriminali per la creazione di video deepfake, o sfruttati per ricerche di mercato senza il consenso dei legittimi proprietari.
La storia di Sara (nome di fantasia per proteggere l’anonimato della vittima), riportata dalla BBC, evidenzia i rischi dei sistemi di riconoscimento facciale. Entrata in un negozio, Sara è stata avvicinata da una commessa che l’ha accusata ingiustamente di essere una ladra e le ha chiesto di andarsene. Nonostante fosse innocente, Sara è stata allontanata, perquisita e le è stato vietato l’accesso a tutti i negozi della catena.
L’errore del sistema biometrico Facewatch, che aveva confuso il volto di Sara con quello di una ladra, è stato successivamente riconosciuto dall’azienda, che ha poi chiesto scusa alla vittima. Questo caso mette in luce la necessità di essere consapevoli dei rischi legati all’uso di tali tecnologie.
Nonostante gli errori dei sistemi biometrici, come dimostrato dalla vicenda di Sara, le forze dell’ordine stanno adottando sempre più frequentemente il riconoscimento facciale per identificare potenziali criminali. Nel Regno Unito, l’uso di questa tecnologia da parte della polizia è aumentato significativamente negli ultimi anni: da 9 casi tra il 2020 e il 2022, a 23 casi l’anno successivo, fino a raggiungere i 67 casi nel 2024. Questo trend sembra destinato a crescere ulteriormente, sollevando interrogativi sul delicato equilibrio tra libertà e sicurezza.
Facewatch, il sistema di riconoscimento facciale impiegato in numerosi negozi del Regno Unito per identificare i taccheggiatori, cattura migliaia di volti tramite telecamere e li confronta con quelli presenti nelle liste di controllo della polizia. Lindsey Chiswick, direttore dell’intelligence del Met, afferma che la tecnologia è veloce ed efficiente, impiegando meno di un secondo per creare un’immagine biometrica del volto di una persona e confrontarla con la lista di controllo personalizzata. Grazie a questa tecnologia, quest’anno la polizia britannica ha arrestato 192 persone.
Silkie Carlo, direttore di un’ONG che si occupa di libertà civili, evidenzia come la maggior parte delle persone non sia consapevole delle reali implicazioni del riconoscimento facciale. Chiunque venga scansionato diventa parte del database digitale della polizia e, in caso di errore del sistema, può essere arrestato, interrogato e costretto a dimostrare la propria innocenza.
LG