I Paesi dell’Unione europea hanno un’infrastruttura di alta qualità ed un quadro normativo che protegge la privacy e la libertà d’espressione. L’IA potrebbe apportare un miglioramento all’assistenza sanitaria, facilitare l’accesso all’informazione, all’istruzione e alla formazione. Potrebbe inoltre migliorare le aziende che si occupano di prodotti e servizi, grazie alla manutenzione di macchinari, all’aumento della qualità, al risparmio dell’energia e al servizio al cliente. Infine l’IA applicata ai servizi pubblici può ridurre i costi e offrire nuove opzioni nel trasporto pubblico, nell’istruzione, nella gestione dell’energia e dei rifiuti e migliorare la sostenibilità dei prodotti.
L’uso crescente degli strumenti di IAcomporta anche dei rischi, primi fra tutti vi è l’abuso: non devono essere usati per problemi per cui non sono adatti, ad esempio per spiegare o risolvere complesse situazioni sociali. Inoltre è difficile determinare chi sia il responsabile per i danni causati da un dispositivo azionato dall’intelligenza artificiale: si potrebbe dover decidere se dare la colpa al costruttore o al programmatore.
L’intelligenza artificiale, potrebbe essere utilizzata anche per prendere decisioni riguardo all’offerta di prestiti e anche nei procedimenti penali, ma se non se non programmata correttamente potrebbe essere influenzata dall’etnia, dal genere, dall’età e dunque potrebbe prendere scelte non democratiche.
Se non normata correttamente, l’IA può anche minacciare la protezione dei dati e il diritto alla vita privata. Può essere usata, ad esempio, in dispositivi per il riconoscimento facciale o per la profilazione online. Inoltre, è capace di mettere insieme le informazioni che acquisisce su una persona senza che questa ne sia a conoscenza.
Un altro lato negativo è rappresentata dalle “filter bubble” create dal sistema di raccomandazioni, ovvero bolle informative che riportano sempre lo stesso tipo di notizie. L’IA può anche essere usata per creare immagini, video e audio falsi ma estremamente realistici, noti come deepfake, che possono essere usati per truffare, rovinare la reputazione e mettere in dubbio la fiducia nei processi decisionali.
L’uso dell’intelligenza artificiale potrebbe infine portare alla scomparsa di molti posti di lavoro. Anche se ne verranno creati altri e migliori, è cruciale che ci sia l’adeguata formazione affinché i disoccupati possano accedervi e affinché ci sia una forza lavoro qualificata a lungo termine.
Il dibattito filosofico
Per molti anni e ancora oggi ci si chiede se una macchina sia in grado di prendere coscienza di se stessa. La coscienza è la “consapevolezza che il soggetto ha di sé stesso e del mondo esterno con cui è in rapporto, della propria identità e del complesso delle proprie attività interiori”. I tecnoscettici sono coloro che sostengono come il digitale stia modificando in peggio i nostri cervelli, mentre i tecnottomisti sono convinti che la tecnologia stia costruendo un mondo nuovo. Nella corrente dei tecnottimisti è possibile distinguere tra funzionalisti e naturalisti biologi.
I funzionalisti credono che gli eventi o gli stati mentali (credenza, desiderio ecc) siano qualificati da funzioni, ossia da ruoli operazionali anziché da una specifica costituzione naturale, affermando che le funzioni mentali possano essere scomposte in operazioni di calcolo. In realtà la ricerca non ha ancora offerto la possibilità di riprodurre il funzionamento del cervello umano. Daniel Dennett è un funzionalista che si ispira alle scienze cognitive e sostiene che il cervello sia un calcolatore che elabora delle informazioni attraverso le funzioni mentali, le quali possono essere ridotte a calcoli: questo approccio computazionale, è utilizzato per spiegare le abilità percettive e cognitive come l’attenzione e la memoria. Secondo questo assunto anche la coscienza sarebbe artificialmente replicabile. I tecnottimisti sanno che questo è ancora solo un obiettivo quindi si pongono in uno stato di attesa di tempi migliori, in cui la scienza potrà elaborare una tecnologia in grado di riprodurre le funzioni neuronali.
I naturalisti biologici sostengono che la coscienza e i fattori ad essa legati (intenzionalità, soggettività, intelligenza ecc) siano un fenomeno biologico, affermando che il nostro sistema nervoso e neurologico sia molto più complesso. John Rogers Searle si dimostra fortemente critico nei confronti dell’IA e della possibilità che sistemi basati sulla stessa possano prendere coscienza di sé. I naturalisti si pongono un interrogativo critico: “Una macchina può pensare semplicemente in virtù del fatto che esegue un programma per calcolatori?”; “È sufficiente progettare il giusto programma per dar vita ad una mente?”. Searle, nel provare a rispondere, si pone in una posizione di assoluta negazione di tale possibilità, in quanto un programma è un’elaborazione solamente sintattica di informazioni, mentre la mente svolge delle funzioni semantiche. Inoltre, egli sostiene che non basta soffermarsi sulla componente software, ma bisogna concentrarsi anche sull’hardware, considerando che la struttura del cervello e i processi neurobiologici ad esso collegati sono i fattori che determinano la realizzazione delle funzioni mentali. Pertanto, supponendo che tali funzioni non siano esclusive della mente umana, affinché una macchina possa essere considerata pensante e cosciente, sarebbe necessario che essa sia “in grado di causare ciò che causano i cervelli”. Lo svolgimento di attività intelligenti, come i calcoli o la risoluzione di problemi, non determina automaticamente anche la capacità di un sistema di essere consapevole di ciò che sta svolgendo.
Ma studi più approfonditi in questo senso sostengono che non sia possibile costruire una coscienza artificiale: bisogna, infatti, anche considerare la soggettività della percezione di sé e del contesto (mondo) in cui viviamo, tenendo conto delle differenti associazioni che ogni individuo compie nel collegare espressioni linguistiche a determinate sensazioni emozionali.
Non è detto che la creazione di un sistema che ricalchi in modo assolutamente fedele la mente, con comportamenti indistinguibili da quelli di un essere umano, assicuri la riproduzione delle sensazioni, le quali sarebbero decontestualizzate dal complesso sistema di stimoli biorganici che appartengono alla stretta relazione tra il corpo e le attività cerebrali, la mente.
Ha una posizione diversa Nick Bostrom, direttore del Future of Humanity Institute dell’Università di Oxford: secondo lui entro il 2075 una super intelligenza artificiale, dotata di autocoscienza, potrebbe eguagliare l’intelligenza umana.