Dalla ricerca “Dal soffitto al Diaframma di vetro – Imprese e carriere al femminile”, realizzata da Università di Padova, Infocamere, Osservatorio Professioni Digitali e Lavori Ibridi, si è potuto osservare una maggiore propensione delle donne verso attività che più servono alle imprese e alle società italiane per realizzare la digitalizzazione del Paese.
La quota di imprese femminili nei comparti di data analysis ed e-commerce è nettamente superiore alla media generale.
Quanto alle figure professionali, l’E-commerce Business Analyst identifica, studia e comprende le esigenze e i requisiti dei clienti e delle aziende attraverso i dati generati dalla vendita online. Aiuta l’azienda a migliorare i propri processi, prodotti o servizi con l’analisi dei dati.
Si occupa di generare report sull’andamento delle vendite online, analizza le tendenze degli acquisti dei clienti e la valutazione dei competitor. Fornisce consulenza ai manager su come rendere le organizzazioni più redditizie attraverso costi ridotti e maggiori entrate.
Il Data Analyst è, invece, un professionista, con una serie di skill, che permette alle aziende di analizzare e aggregare i dati per creare nuovi modelli di business e generare vantaggio competitivo sul mercato; le sue analisi, quindi coprono trasversalmente le unit aziendali, trasformando i dati in informazioni comprensibili.
Le imprese femminili in questo campo sono il 22% di tutte le imprese italiane iscritte al Registro Imprese e il 17,2% di quelle costituite in forma di società (escluse le ditte individuali).
Ma se consideriamo solo i comparti che identificano in modo specifico il mondo delle imprese digitali il quadro cambia: il 30% delle imprese attive nella data analysis è femminile (+ 8 punti rispetto al dato generale) così come il 26,8% di quelle dell’e-commerce (+4,8% rispetto al dato generale). Rappresentano infine il 18,3 delle aziende di servizi Internet le imprese femminili.
Una possibile chiave di lettura di questo fenomeno ha a che fare con il background di chi fa impresa. L’avvio di un’azienda che si occupa di gestire un portale, di organizzare i dati sul traffico di un sito e trasformarli in analytics a supporto delle decisioni aziendali, di elaborare e gestire un servizio di e-commerce in proprio o in outsourcing per altre aziende, richiede conoscenze e skill che rientrano nel variegato mondo delle scienze economiche, manageriali e statistiche in cui la presenza di donne nei percorsi formativi universitari è sostanzialmente pari a quello degli uomini.
Ma il finance gender gap rischia di ostacolare la crescita. In Italia, nel 2021, le posizioni di CEO occupate dalle donne sono scese al 18% rispetto al 23% del 2020. Dimostrazione del fatto che il gender gap nel nostro paese è tutt’altro che superato. È necessario che le aziende cambino passo, concretamente, rispetto a tale tema, iniziando a pensare che davvero la diversità è anche un affare.