In questi giorni di emergenza sanitaria l’informazione sta cercando di fare al meglio il suo dovere per assicurare il diritto dei cittadini ad essere informati correttamente.
Molte le critiche di sensazionalismo rivolte ad alcune testate colpevoli, secondo qualche opinionista, di enfatizzare troppo le notizie, di creare panico già nei titoli e di alimentare paure forse eccessive.
Secondo altri, invece, meglio allarmare che sottovalutare.
In ogni caso c’è la necessità di garantire un’informazione vagliata, documentata e fondata su precisi riscontri medico-scientifici, perchè in questa situazione drammatica è in gioco il diritto alla salute delle persone.
Anche i colossi del web stanno dando una mano, Google in particolare, collaborando con le istituzioni come il Ministero della Sanità, con alcune testate e con alcuni player del settore tlc, per valorizzare i contenuti di qualità e combattere ogni rischio di disinformazione.
La disinformazione, infatti, induce a comportamenti sbagliati che si riverberano sull’intera collettività.
I giornalisti cercano di attenersi scrupolosamente ai loro doveri professionali, formalizzati nel Testo unico dei giornalisti e nelle carte deontologiche più specifiche, come quella di Perugia, del 1995, esplicitamente dedicata all’informazione sanitaria.
Fuori luogo sono sembrati invece gli auspici di taluni che invocano un codice deontologico per i giornalisti in tempi di coronavirus. La delicatezza dell’attuale situazione nessuno la nega.
Nonostante tutto, essa non merita l’emanazione di un nuovo codice (l’ennesimo!) ad hoc, visto e considerato che i principi della deontologia in materia di cronaca sanitaria sono ben noti.
asterebbe rispettare quelli, evitando di indulgere a sensazionalismi, catastrofismi ma anche di cedere a euforie esagerate e fuorvianti.
Raccontare i fatti che accadono, registrare i dati di realtà senza aggiunte sovrabbondanti, mantenendo equilibrio nella narrazione, e non illudere nè allarmare eccessivamente l’opinione pubblica.
Questo è il compito del giornalista-mediatore tra gli avvenimenti e i destinatari delle sue cronache.
Lo dice la legge professionale, lo hanno ribadito negli anni pregevoli sentenze della Corte Costituzionale e della Corte di Cassazione, l’hanno sancito solennemente alcune importanti carte deontologiche e, da ultimo, il Testo unico dei doveri del giornalista del 2016.