Il Movimento Italiano Genitori (MOIGE) ha condotto uno studio in collaborazione con l’Istituto Piepoli, in vista del Safer Internet Day che si è tenuto nei giorni scorsi, con l’obiettivo di indagare il rapporto dei minori (studenti di scuole medie e superiori) con web e social network e il grado di consapevolezza che hanno nell’utilizzare questi strumenti.
La rilevazione dei dati, condotta nel 2023, ha coinvolto 1.788 studenti delle scuole medie (40%) e superiori (60%), sia maschi (49%) sia femmine (51%). I risultati della ricerca evidenziano che un ragazzino su 4 racconta la propria vita su un canale web ritenendolo uno spazio in cui si rappresenta, attraverso il quale condivide con gli utenti video, tutorial, foto, uno su 2 naviga senza filtri anti-pornografia, uno su 2 subisce prepotenze online, uno su 4 fa amicizia in rete con estranei e 6 ragazzini su 10 credono che il cyberbullismo sia frutto della mancanza di controlli.
I dati preoccupano. «I minori stanno diventando un popolo di (aspiranti) influencer, dove la visibilità online, il numero di follower e le interazioni con gli utenti sono la cosa più importante», commenta Antonio Affinita, Direttore Generale del MOIGE, che aggiunge: «In nome di questa popolarità si è disposti a tutto, e si finisce per abbassare la guardia».
Così come nel mondo reale ci sono i bulli che usano violenze fisiche o psicologiche nei confronti dei compagni di scuola, nel mondo virtuale moltissimi giovani usano internet per sfogare il desiderio di prevaricare gli altri. È evidente quindi, alla luce di questi dati, che vi sia la necessità di un maggior coinvolgimento dei genitori, delle istituzioni e degli operatori tecnologici, unitamente a chi crea i contenuti, non solo per limitare l’utilizzo che viene fatto della rete, evitando che abbiano accesso a contenuti non idonei e illegali per la loro età, ma proprio come guida, affinché i ragazzi sviluppino una maggiore e migliore consapevolezza dei rischi della rete, indicando loro quali siano i comportamenti da adottare.
I dati presentati nel rapporto del MOIGE svelano una triste realtà persistente in cui il bullismo e il cyberbullismo sono ancora diffusi tra i giovani. Tra i ragazzi, rilevano i curatori, c’è poca consapevolezza delle conseguenze delle loro azioni in rete. In questo contesto, per i ragazzi la mancanza di controlli e tutele da parte dei social incide in modo negativo sul fenomeno, incentivando il bullismo “molto” (18%) o “abbastanza” (42%). L’8% degli intervistati ammette di utilizzare regolarmente foto o video per deridere qualcuno, registrando un preoccupante trend di crescita: dal 6% nel 2022 al 5% nel 2019. Un ulteriore 17% dichiara di farlo raramente, ma ammette di averlo fatto almeno una volta. Il 45% degli intervistati ha dichiarato di essere stato vittima di almeno una forma di prepotenza. Nel 34% dei casi, si è trattato di violenza verbale, come insulti e offese, nel 26% di violenza psicologica, inclusi pettegolezzi negativi ed esclusione dal gruppo, mentre il 6% ha subito violenza fisica, come calci e pugni. Il 6% ha riferito casi di cyberbullismo, come gogna mediatica e condivisione di contenuti personali.
La confusione su cosa costituisca bullismo e cyberbullismo è ancora diffusa, con il 25% dei giovani poco o per nulla consapevole del fatto che tali comportamenti possono configurare reati penali.
(C.T.)