La retta obbligatoria del canone della tv pubblica fu introdotta nel 1933 per i possessori di radio e poi nel 1948 per tutte le case che avevano un televisore. A partire dagli anni ’80 il settore dell’ audiovisivo è progressivamente passato da un regime di monopolio statale ad un’organizzazione mista e pluralista in cui coesistono un settore pubblico ed un settore privato. In particolare è stato avviato il superamento del monopolio di Stato nella gestione dei sistemi radiotelevisivi con una legge del 1981 (Loi n. 81- 994) e una legge del 1982 (Loi n.82-652). Con la legge n. 86-1067 del 30 settembre 1986 sulla libertà di comunicazione sono state poste dal legislatore le regole di base per la gestione del servizio di radiotelevisione pubblica e per la concessione delle autorizzazioni ai servizi privati di comunicazione audiovisiva.
Le forme di finanziamento delle televisioni pubbliche sono riconducibili al canone televisivo e agli introiti pubblicitari.
L’importo di base del contributo è di €138 annui (€0,38 al giorno; resta invariato a prescindere dal numero di apparecchi televisivi presenti in un’abitazione. Tale somma viene indicizzata ogni anno sulla base dell’indice dei prezzi al consumo) per i residenti nel territorio della Francia continentale e di € 89 annui per i residenti nei territori oltreoceano.
A luglio 2022 Il governo francese ha confermato l’abolizione di tale tassa. Su 577 deputati, 157 si sono espressi favorevoli e 57 contrari. Questa proposta nasce dalla visione della televisione non più come medium centrale, ma come uno tra tanti (in concorrenza con lo streaming e internet), la cui quota di mercato è sempre più in calo. Inoltre, l’abolizione del canone tv può essere favorevole per i francesi in un momento di risalita dell’inflazione.
Tale iniziativa però è stata fonte di burrascosi dibattiti. Potrebbe mettere a rischio l’indipendenza delle radiotv di Stato, come France Télévisions (France 2, France 3, France 4, France 5), Radio France, Arte France, France Médias Monde, France 24, in quanto bisogna trovare nuove risorse. La sinistra, i sindacati e i lavoratori delle emittenti che la vedono come una potenziale minaccia. Anche alcuni esponenti della destra sono stati critici, chiedendo un’adeguata discussione su una più ampia revisione dell’emittenza pubblica, affermando che la qualità del dibattito in Senato è stata “pessima”. Marine Le Pen accusa le radiotv di Stato essere “al servizio del governo” e vorrebbe vederle subito privatizzate. La maggior parte dei senatori hanno denunciato una mancanza di strategia e l’hanno vista come una mossa fatta da Macron per vincere le elezioni di aprile.
Il governo ha promesso di compensare gli oltre 3 miliardi, ma non c’è ancora chiarezza sul modo in cui lo farà. Si parla di prendere delle somme provenienti dalla raccolta con l’Iva, cosa che fa pensare a molti che il canone è sostituito da un’altra forma di prelievo indiretto nelle tasche dei cittadini. È per questo che alcuni hanno anche considerato la misura un atto inteso a indebolire e in futuro smantellare l’informazione pubblica francese.