Un social network senza censura che affronta argomenti di politica, sport e intrattenimento. Si tratta di Parler, social network fondato nel 2018 da John Matze e Jared Thompson, imprenditori informatici statunitensi, che sta crescendo molto nelle ultime settimane e che ha raddoppiato i suoi numeri dopo le elezioni americane, passando da 4,5 a 8 milioni di iscritti, e da 500mila a 4 milioni di utenti attivi. Numeri ancora bassi rispetto a Twitter, che ha quasi 200 milioni di utenti giornalieri.
Il modello è simile a quello di Twitter, con la differenza che Parler (dal francese parlare) si autodefinisce social senza censura e a favore della libertà di parola. Negli ultimi tempi è stato molto apprezzato dagli esponenti di destra americani che l’hanno considerato una valida alternativa a Twitter. Anche Parler consente di scrivere messaggi fino a mille caratteri, “votando” o condividendo con i propri follower quelli degli altri.
A differenza di Twitter e degli altri social network, Parler non intende rimuovere né segnalare chi diffonde bufale, lasciando il compito di smentirle agli altri utenti. I termini di servizio sui contenuti permessi sono vaghi e anche in parte contradditori.
Riguardo ai messaggi d’odio, il fondatore John Matze ha detto che non saranno mai vietati perché «non possono essere definiti».
Questo contesto ha attratto molti commentatori e giornalisti di destra, che da anni si lamentano di un presunto clima di “censura” sui social network che invece hanno adottato qualche tipo di politica contro lo hate speech.
Lo scorso giugno Parler ha pubblicato una “Dichiarazione di Indipendenza di Internet”, per cercare di attrarre gli utenti di Twitter, contro il «tecnofascismo» e i «tiranni della tecnologia», colpevoli di «accumulare i nostri dati personali deumanizzandoci tutti». In realtà anche Parler raccoglie i dati degli utenti con finalità di marketing, come dicono le stesse linee guida del social network.