Il 65% dei giovani dichiara di essere stato vittima di violenza. Questo è il dato emerso dal XII rapporto dell’Osservatorio indifesa di Terre des Hommes e OneDay Group relativo al 2023, presentato in occasione del Safer Internet Day di Milano.
I giovani coinvolti nella ricerca sono stati 4000 tra i 14 e i 26 anni. A spiccare tristemente sono le percentuali relative alle vittime di bullismo e cyberbullismo. Se le violenze psicologiche e verbali colpiscono in egual misura ragazze e ragazzi, il bullismo prevale per i maschi (per il 68%), mentre le ragazze risultano le più colpite dal cyberbullismo (al 21%). L’aspetto fisico rappresenta il principale motivo di attacco, seguito dall’orientamento sessuale (15%), la condizione economica (11%), l’origine etnica e geografica (10.5%), l’identità di genere (9%), la disabilità (5%) e la religione (4%).
I giovani che si dichiarano non-binary (il 2% degli intervistati) presentano le percentuali più alte per tutte le tipologie di violenza: violenze psicologiche o verbali e bullismo all’80%, cat-calling al al 66%, molestie sessuali al 36% e cyberbullismo al 27%.
Il web è considerato uno dei luoghi in cui è più facile incorrere nel rischio di violenza insieme a scuola e strada, quest’ultima indicata soprattutto dalle ragazze. Online i rischi maggiori risultano: cyberbullismo (56%), revenge porn (45%), furto d’identità e perdita della privacy (35%), adescamento da parte di estranei (35%) e molestie (30%).
L’Intelligenza Artificiale viene impiegata dalle organizzazioni criminali per l’estorsione di informazioni online, in particolare per la sextortion, ovvero l’estorsione con finalità intima. Profili social fake che utilizzano l’AI possono venire utilizzati per ingannare gli utenti al fine di ottenere materiale intimo, spiega l’assistente capo coordinatore del Centro operativo sicurezza cibernetica della polizia postale lombarda Marco Domizi. “Tutte le tecniche che abbiamo messo in campo fino adesso per verificare che un profilo non sia un falso purtroppo oggi non funzionano più”, spiega durante la conferenza stampa di presentazione dei risultati della ricerca. Per tutelarsi viene consigliato di bloccare i profili sospetti e rivolgersi immediatamente alla polizia nel caso si cada nella trappola. C’è anche la possibilità di cercare aiuto concreto a scuola, in cui è stato introdotto un referente a cui rivolgersi in questi casi per disposizione della legge del 2017 contro il cyberbullismo.
In ultima analisi, la generazione Z percepisce il web come un ambiente pericoloso che richiede un maggiore controllo. Per la maggior parte dei giovani intervistati (60%), una regolamentazione più severa potrebbe essere un modo efficace per contrastare la violenza online. Solo l’8% teme che ciò possa compromettere la propria libertà individuale, mentre il 30% ritiene che un aumento delle normative non porterebbe a miglioramenti significativi nella protezione online.
M.T.