Un valutatore esterno ha scoperto che i bambini avrebbero potuto comunicare con contatti aggiuntivi nel gruppo, anche sotto la dichiarazione “ai bambini è consentito di parlare solo con contatti approvati dai loro genitori”. Questo, insieme ad altre pratiche, avrebbe consentito alla società di trarre un ingiusto profitto dai dati riferiti ai suoi utenti più giovani, mediante l’attuazione di politiche di advertising mirato particolarmente aggressive.
Questo ha portato una violazione dell’accordo sulla privacy del 2020. “Facebook ha ripetutamente violato le sue promesse sulla privacy”, ha affermato Samuel Levine, direttore dell’Ufficio per la protezione dei consumatori della FTC. “L’incoscienza dell’azienda ha messo a rischio i giovani utenti e Facebook deve rispondere dei suoi fallimenti”, ha aggiunto. Sarebbe anche stato violato un precedente ordine del 2012 continuando a consentire agli sviluppatori di app di accedere alle informazioni private degli utenti.
Si propongono quindi delle modifiche che vadano a rafforzare i termini dell’accordo del 2020 per imporre ulteriori restrizioni alla società sui servizi di Meta, inclusi Facebook, Instagram, WhatsApp e Oculus. I regolamenti proposti includono il divieto di monetizzare i dati degli utenti di età inferiore ai 18 anni. Il divieto di monetizzazione permette di ottenere due diversi risultati. “Da una parte la perdita di interesse da parte dei social verso i minori”, commenta l’avvocato Antonino Polimeni, “che verrebbero dissuasi dal rendere appetibili i contenuti per questo target, dall’altra parte una maggiore attenzione al rispetto delle regole che in USA, così come in Europa, impediscono il trattamento dei dati di minorenni (in Europa under 16)”.
C’è un parallelismo fra ciò che fa FTC negli Usa e il DSA e l’AI Act in Europa. “La proposta avanzata dalla Federal Trade Commission, criticata da Meta in quanto ‘politica’”, afferma Marina Rita Carbone, consulente privacy, “rappresenta a ogni modo l’ennesima conferma di come al centro della normativa privacy sia necessario porre l’interesse dei più fragili. Un’urgenza fatta propria anche dai regolatori europei, i quali, all’interno del Digital Services Act, sottolineano come l’accesso a una piattaforma sia consentito ai minori soltanto a fronte dell’adozione di specifiche misure di sicurezza che li tutelino da dark patterns o da politiche di monetizzazione dei dati lesive per gli stessi”.
Un valutatore indipendente dovrà confermare per iscritto se il piano sulla privacy di Meta è pienamente conforme ai termini dell’accordo. La società avrà 30 giorni per rispondere impugnando la decisione della Commissione presso una corte d’appello. Dopo la risposta di Meta, la Commissione deciderà se il rinnovo dell’ordinanza del 2020 sia “nell’interesse pubblico o giustificato da mutate condizioni di fatto o di diritto”.
(C.D.G.)