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I RISCHI PER LA LIBERTÀ D’ESPRESSIONE DURANTE LA PANDEMIA

Amnesty International denuncia che col Covid la libertà di espressione è finita sotto attacco in diversi Stati, a causa di legislazioni che vogliono fermare l’informazione indipendente.

by Redazione
28 Ottobre 2021
in Cittadini, Fake news, Libertà d'informazione
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I RISCHI PER LA LIBERTÀ D’ESPRESSIONE DURANTE LA PANDEMIA
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“In tutto il mondo gli attacchi alla libertà di espressione da parte dei governi combinati al dilagare della disinformazione durante la pandemia di Covi-19 hanno avuto un impatto devastante sulla capacità delle persone di accedere a informazioni accurate e tempestive utili per aiutare a far fronte alla crisi sanitaria globale”. Questo è quanto afferma Amnesty International in un nuovo dossier pubblicato il 19 ottobre 2021.

Il dossier è intitolato “Silenced and Misinformed: Freedom of Expression in Danger During Covid-19” ovvero “Tra bavaglio e disinformazione: libertà d’espressione in pericolo durante la pandemia da Covid-19”. È un documento che intende denunciare gli attacchi fatti dai governi nei confronti della libertà d’espressione e dei flussi di disinformazione, che hanno avuto delle conseguenze sulla capacità delle persone di avere accesso a comunicazioni accurate e tempestive, due caratteristiche invece fondamentali per arginare la crisi globale di salute pubblica.

Da ben oltre un anno governi e altre autorità fanno affidamento sugli strumenti di censura e di sanzione riducendo così la qualità delle informazioni.

Rajat Khosla, direttore senior di Amnesty International per la ricerca, la difesa e la politica, dichiara: “Dall’inizio della pandemia, i governi hanno lanciato un attacco senza precedenti alla libertà di espressione, limitando gravemente i diritti delle persone. I canali di comunicazione sono stati presi di mira, i social media sono stati censurati e i media sono stati chiusi”. E prosegue:

“Nel bel mezzo di una pandemia, giornalisti e professionisti della salute sono stati messi a tacere e imprigionati. Di conseguenza, le persone non sono state in grado di accedere alle informazioni sul Covid-19, compreso il modo di proteggere sé stessi e le loro comunità. Circa cinque milioni di persone hanno perso la vita a causa del Covid-19 e la mancanza di informazioni è stata probabilmente un fattore determinante”.

Le situazioni più critiche denunciate da Amnesty riguardano alcuni stati in particolare come la Cina, in cui con il controllo all’informazione vi era già prima dello scoppio della pandemia.

Poi Stati quali Nicaragua, Russia e Tanzania, che hanno introdotto leggi repressive che hanno limitato il diritto alla libertà d’espressione e ridotto al silenzio coloro che avevano criticato la risposta delle autorità alla pandemia.

Il governo dell’ex presidente tanzaniano ha, infatti, adottato una posizione negazionista e ha imposto leggi sulle “fake news” per limitare la copertura mediatica della gestione della pandemia.

Le autorità del Nicaragua hanno, invece, inizialmente minimizzato l’impatto della pandemia e minacciato chi sollevava problemi, per poi nell’ottobre 2020 introdurre la così detta “Legge speciale” che riguarda i reati informatici, che punisce coloro che criticano le politiche governative e che permette di reprimere la libertà d’espressione.

Nell’aprile 2020, il governo russo ha modificato la legislazione sulle “fake news” inserendovi il reato di “diffusione di informazioni consapevolmente false” nel contesto dell’emergenza sanitaria. Queste misure, ufficialmente adottate come risposta alla pandemia, rimarranno, invece, in vigore anche al suo termine.

Così Amnesty interviene affermando che “limitare la libertà di espressione è pericoloso e non deve diventare la nuova normalità. I governi devono urgentemente eliminare tali restrizioni e garantire il libero flusso di informazioni per proteggere il diritto alla salute del pubblico”.

Amnesty non si ferma qui e punta il dito anche verso le piattaforme social e il loro ruolo nella diffusione della disinformazione sulla pandemia. Le piattaforme, infatti, amplificano quei contenuti che attirano attenzione e, come sottolinea Amnesty, non hanno applicato la sufficiente diligenza necessaria per prevenire la diffusione di informazioni false e fuorvianti.

L’assalto della disinformazione, attraverso le aziende di social media o persone in posizione di potere, sta rendendo sempre più difficile per gli individui avere un’opinione pienamente informata e fare scelte consapevoli riguardo la loro salute.

Un pluralismo di fonti è fondamentale, così come la completezza, la correttezza e la continuità dell’informazione erogata, oltre alla capacità di sfidare e discutere le informazioni disponibili.

 

 

Tags: Amnesty InternationalCovid-19Fake newsLibertà d'espressione
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