Il giornalista deve rispettare i diritti fondamentali delle persone e osservare le norme di legge poste a loro salvaguardia, soprattutto nei momenti di emergenza.
Quando i fatti di cronaca fanno vacillare gli equilibri mondiali, il giornalista deve fare riferimento alla propria deontologia professionale, che indica regole precise: verifica delle fonti, verità sostanziale dei fatti e continenza nel linguaggio e nell’uso delle immagini.
Quando scoppiano le guerre, il rispetto di tali regole è l’unico modo per distinguere la verità dalla menzogna, la notizia dalla propaganda. Il mondo dell’informazione è spesso vittima delle parti coinvolte, che sfruttano i suoi strumenti per manipolare l’opinione pubblica e influenzare così l’esito dei conflitti.
Emblematici, a questo proposito, sono i video che mostrano immagini violente e che quotidianamente vengono messi online (solitamente tramite le piattaforme social) da profili anonimi, che possono condividere anche centinaia di contenuti proponendo la visione di scene che non possono essere verificate. Tali immagini non informano l’opinione pubblica, ma vogliono e sono in grado di suscitare una reazione emotiva.
In particolare, con la nota del 16 ottobre 2023 il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti invita le testate televisive ad “assicurare un uso rispettoso e responsabile delle immagini video e delle riprese, per un racconto rigoroso e attento dei conflitti”. Infatti “non occorrono aggettivi ad effetto o immagini che spettacolarizzano il dolore. Le norme deontologiche dei giornalisti indicano regole precise: verifica delle fonti, verità sostanziale dei fatti, nei limiti del possibile e delle fonti, e continenza nel linguaggio e nell’uso delle immagini”.
È nei momenti critici che il giornalista è chiamato a riscoprire la propria professione come un servizio da svolgere in modo attento e rigoroso, un vero e proprio servizio di pubblica utilità.
M.M.