Tramite la piattaforma Change.org è stata lanciata una petizione online per chiedere il ripristino del software di intelligenza artificiale ChatGPT in Italia. L’iniziativa, intitolata “Ripristiniamo ChatGPT e aggiorniamo le norme sull’AI”, è stata firmata da diversi imprenditori, aziende, organizzazioni, giornali e accademici italiani.
La petizione non chiede solamente il ripristino dell’intelligenza artificiale sviluppata da OpenAi ma anche l’aggiornamento e l’evoluzione del quadro normativo, includendo anche il GDPR, il regolamento europeo sulla privacy, ritenuto ormai vecchio e non più adatto al panorama attuale, visto che è in vigore da ormai cinque anni.
L’aggiornamento richiesto del quadro normativo vuole fare in modo che la difesa della privacy, sia reale che formale, sia bilanciata con gli altri diritti importanti per il benessere e la prosperità dei cittadini italiani ed europei.
Infine, si chiede un intervento da parte delle Autorità affinché il blocco di ChatGPT sia cancellato al fine di evitare che l’Italia (e l’Europa) diventino un luogo ostile all’innovazione e al progresso economico e sociale.
“Nei giorni scorsi il Garante italiano per la protezione dei dati personali ha notificato a OpenAi una richiesta di sospensione immediata del trattamento dei dati degli utenti che ha portato al blocco di ChatGPT in Italia – scrivono i firmatari – Questa azione ha creato un grave danno a tantissimi cittadini, professionisti e a molte imprese italiane a diversi livelli di sviluppo.
ChatGPT rappresenta infatti, con ogni probabilità, l’avvio di un nuovo mondo, comparabile all’avvento di Internet”.
Questa petizione è la più conosciuta e affermata, ma non è l’unica. Nei giorni scorsi ne sono apparse a decine, tutte unite nell’intento di rispristinare l’utilizzo dell’IA generativa di OpenAi.
(S.F.)