Gli effetti a lungo termine dello Smart working cominciano a farsi sentire e ad affrontare la questione è il Parlamento Euro che chiede una legge comunitaria che garantisce ai lavoratori il diritto alla disconnessione digitale senza incorrere in ripercussioni negativa da parte dei datori di lavori.
Dallo scoppio della pandemia causata da Covid-19, il lavoro da casa è aumentato del 30% e questo è un valore destinato a rimanere alto e perfino ad aumentare.
Secondo una ricerca condotta da Eurofound, le persone che lavorano abitualmente da casa hanno più del doppio delle probabilità di lavorare oltre le 48 ore settimanali previste rispetto alle persone che lavorano nella sede del datore di lavoro.
All’interno di una nota si legge che “l’utilizzo sempre maggiore degli strumenti digitali a scopi lavorativi ha comportato la nascita di una cultura del ‘sempre online’ che influisce negativamente sull’equilibrio tra vita professionale e vita privata dei lavoratori. Nonostante il telelavoro sia stato determinante per tutelare posti di lavoro e attività durante la crisi di Covid-19, la combinazione di orari di lavoro prolungati e di maggiori sollecitazioni sui lavoratori ha visto crescere i casi di ansia, depressione, esaurimento e altri disturbi fisici e mentali.”
Inoltre, si aggiunge, “i deputati ritengono che il diritto alla disconnessione dovrebbe essere riconosciuto quale diritto fondamentale, per consentire ai lavoratori di astenersi dallo svolgere mansioni lavorative, come telefonate, email e altre comunicazioni digitali, al di fuori del loro orario di lavoro, comprese le ferie e altre forme di congedo”.
Nello specifico, nell’iniziativa legislativa, approvata con 427 voti favorevoli, i deputati hanno esortato la Commissione Europea ad elaborare una normativa che consenta ai lavoratori che praticano lo smart working di disconnettersi al di fuori dell’orario di lavoro.
Nella stessa nota si legge che “la normativa dovrebbe stabilire requisiti minimi per il telelavoro e fare chiarezza su condizioni ed orari di lavoro e sui periodi di riposo”.
I paesi dell’UE sono quindi incoraggiati ad adottare misure necessarie e specifiche per consentire ai lavoratori di esercitare questo diritto, anche attraverso accordi collettivi tra le parti sociali. In tal modo dovrebbero essere scongiurate discriminazioni, critiche, licenziamenti o altre ripercussioni negative da parte dei datori di lavoro.
Il relatore maltese Alex Agius Saliba dichiara che: “ “Non possiamo abbandonare milioni di lavoratori europei che sono stremati dalla pressione di essere sempre connessi e da orari di lavoro troppo lunghi”. Ora è il momento di stare al loro fianco e dare loro ciò che meritano: il diritto di staccare la spina. Questo è vitale per la nostra salute mentale e fisica. È tempo di aggiornare i diritti dei lavoratori in modo che corrispondano alle nuove realtà dell’era digitale”.
Risulta quindi evidente che spegnere computer e cellulare fuori dall’orario di lavoro è vitale per la salute dei lavoratori. Da remoto 1/2 italiani lavora almeno un’ora in più al giorno e senza grandi regole. Al di fuori dell’orario di lavoro va pienamente garantito il diritto alla disconnessione, ovvero a spegnere i dispositivi digitali senza che ciò comporti alcuna penalizzazione per il lavoratore.
Questo stesso concetto è stato affermato dall’Employment Ccommittee del Parlamento europeo, all’interno di una risoluzione adottata con 31 voti favorevoli.
Il documento della Commissione lavoro e affari sociali dell’Europarlamento va ancora oltre: il diritto alla disconnessione dovrebbe essere considerato un “diritto fondamentale”. Siccome non è attualmente previsto dalle leggi Ue, gli europarlamentari chiedono alla Commissione Ue di proporre una Direttiva comunitaria sul diritto a disconnettersi (Eu Directive on the Right to disconnect).
Anche in Italia si è acceso il dibattito sui nuovi diritti del mondo del lavoro digitalizzato. Il ministro Giuseppe Provenzano ha sottolineato che bisogna pensare ad un nuovo Statuto dei lavoratori, ad un codice del lavoro molto semplificato che tuteli i lavoratori che oggi non hanno garanzie.
Già in una legge emanata nel 2017 si parlava di “diritto di disconnessione”, rimandando però agli accordi individuali o collettivi in azienda l’adozione di misure tecniche ed organizzative necessarie ad assicurarlo.
Nei mesi di emergenza legata alla pandemia, il ricorso massivo ed improvviso a modalità di lavoro agile ha aperto nuovi fronti da presidiare, come quelle del benessere del lavoratore e della tutela dei dati.
L’obiettivo della proposta parlamentare è quindi quello di garantire che tutti i lavoratori che utilizzano strumenti digitali per svolgere le proprie mansioni, abbiano il diritto a non essere connessi al di fuori dell’orario di lavoro.
Riconoscere il diritto alla disconnessione come diritto fondamentale dell’individuo significa dare al dipendente la possibilità di astenersi da mansioni lavorative come telefonate, gestione delle email e altre comunicazioni digitali al di fuori dell’orario di lavoro. Il tutto senza che questo implichi conseguenze negative nei rapporti con il datore di lavoro, ad esempio discriminazioni, critiche e nei casi più gravi licenziamenti.