A un anno dall’attivazione di Piracy Shield, la piattaforma anti-pezzotto, il governo ha imposto all’Autorità garante delle comunicazioni (Agcom) di prendere in mano la situazione.
In seguito a un anno pieno di polemiche ed errori si è deciso di ampliare l’uso della piattaforma, con l’obiettivo di trasformarla nello strumento per eccellenza nel contrasto alle violazioni del diritto d’autore.
I punti principali dei nuovi potenziamenti sono:
-eliminazione del limite alla quantità di risorse web che possono essere bloccate;
-reindirizzamento degli indirizzi Ip verso una pagina che informa l’utente che il sito richiesto offre contenuti illegali;
-introduzione di sanzioni nei confronti degli stessi Internet service provider.
Il 28 gennaio, i provider hanno ricevuto, via pec, un documento intitolato “Resoconto sintetico sottogruppo”. Si tratta del verbale dei tavoli tecnici, convocati a metà gennaio. A stupire è stato il fatto che all’interno del documento non vi fossero riferimenti al tema delle sanzioni che Agcom intende introdurre.
Al tavolo è stato spiegato che le sanzioni potrebbero riguardare temporanee sospensioni degli operatori all’accesso a Piracy Shield e, nei casi più gravi, anche misure pecuniarie. “L’Autorità è la prima interessata a che non si facciano errori quindi faremo sempre riferimento a principi di ragionevolezza e proporzionalità. L’indicazione dell’Autorità è che nel dubbio non si deve bloccare una risorsa che non sia con certezza dedicata solo ad attività illecita. “-ha spiegato l’Agcom durante uno dei tavoli tecnici.
G.R.
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