Ex consigliere comunale di Monza e giornalista, dopo alcune esperienze lavorative nel settore privato Cesare Gariboldi è stato nominato presidente del Comitato Regionale per le Comunicazioni della Regione Lombardia (Corecom).
Con lui abbiamo parlato del ruolo che ricopre il Corecom nella media education. Gariboldi ha sottolineato che la formazione dei più giovani e le iniziative quali il Patentino digitale possono rappresentare un primo passo nella giusta direzione. Con lui abbiamo affrontato anche i temi della web reputation e della dipendenza da smartphone, due fenomeni sempre più attuali e che ci ricordano come siano necessarie prudenza e correttezza nell’utilizzo delle piattaforme e dei social network.
- Qual è il ruolo specifico del Corecom nell’ambito della media education? Il Corecom come contribuisce all’implementazione di iniziative di media education volte a promuovere la consapevolezza e la sicurezza nell’uso delle tecnologie?
La media education è una delle attività a cui il Corecom Lombardia presta da anni particolare attenzione, sia nella veste di organismo delegato da Agcom alla tutela dei minori online, sia in quanto struttura pubblica che ascolta il territorio e ne percepisce bisogni ed evoluzioni.
La società in cui viviamo pone infatti con urgenza che si presti attenzione alla relazione tra i media e i giovani, rapporto che non sempre è lineare e benevolo. Le piattaforme digitali, i social media in particolare, pur essendo indispensabili nella nostra vita lavorativa e nel quotidiano, nascondono talvolta delle insidie, soprattutto per chi non ha gli strumenti e la maturità emotiva per governarli correttamente.
Che fare allora? Una risposta univoca non esiste ma certamente è utile unire le forze per una riflessione comune tra le istituzioni maggiormente coinvolte nei processi educativi, mettendo in atto tutte le risorse necessarie per avviare progetti di educazione digitale che coinvolgano scuole e famiglie.
Forte di questa convinzione, il Comitato lombardo ha realizzato in questi anni numerosi progetti gratuiti di educazione al digitale nelle scuole lombarde, coinvolgendo oltre 20.000 giovani tra gli 11 e i 18 anni, grazie anche alla collaborazione con università e associazioni del territorio e alla partecipazione di formatori esperti, provenienti dal mondo accademico, forense e della comunicazione. Consapevole poi che l’età di accesso al mondo della rete si sta sensibilmente riducendo, il Corecom ha pensato anche ai più piccoli, realizzando corsi di cittadinanza digitale per gli insegnanti di scuola primaria e progetti di formazione ludica destinati ai bambini sotto i 10 anni.
- Il progetto formativo “Patentino digitale”, realizzato dal Corecom della Toscana e rivolto alle scuole secondarie di grado, arriverà anche in Lombardia?
Il Consiglio regionale della Lombardia ha di recente approvato una mozione che chiede di introdurre l’istituzione del Patentino digitale nelle scuole secondarie di I grado della Lombardia, come prima fase di sperimentazione da estendere successivamente ad altri livelli scolastici.
Il “Patentino digitale” è senza dubbio una importante opportunità che deve essere realizzata e diffusa in maniera capillare ma per far questo occorre un’ampia collaborazione tra il livello regionale e quello centrale, considerate le attuali competenze in materia di istruzione. Uno sforzo comune, con un ruolo decisivo dell’Agcom, sarà inoltre necessario per individuare appropriate linee di indirizzo, sia riguardo alla tipologia di formazione da realizzare, sia in riferimento al target da coinvolgere.
- Quali strategie possono essere adottate per mantenere una reputazione positiva nel mondo digitale visto che la web reputation può influenzare l’immagine di un individuo o di un’azienda online? Quali suggerimenti darebbe ai giovani per sviluppare una reputazione online, tenendo presente anche le implicazioni future sul fronte lavorativo?
Costruire una buona reputazione online è il primo passo per attrarre positività dall’esterno, acquistare credibilità, fare la differenza per il successo del proprio brand. E questo vale sia per un individuo che per una azienda o una istituzione. Il mondo online non è separato da quello offline: viviamo ormai in una realtà ibrida dove i due livelli si intersecano e si confondono.
Anche per i giovani il discorso è il medesimo. Chi siamo? Come vogliamo apparire? Cosa vogliamo che gli altri pensino e dicano di noi? In primo luogo, occorre prudenza e correttezza nell’utilizzo delle piattaforme e dei social network; non dare spazio all’impulsività ma riflettere prima di pubblicare un post o un altro contenuto online.
Dico dunque ai giovani di comportarsi anche dietro lo schermo con educazione e gentilezza, non ledere mai i diritti e i sentimenti altrui, perché quello che facciamo in rete resta per sempre e può inficiare, spesso irrimediabilmente, la nostra reputazione e quella degli altri.
- Cosa si intende per “dipendenza da smartphone” e quali sono le azioni da intraprendere per combatterla? Il Corecom se ne sta già occupando?
Per “dipendenza da internet” si intende quel fenomeno allarmante che porta sempre più individui, soprattutto giovani, a un utilizzo intensivo e ossessivo del web in tutte le sue forme, dalla navigazione sui social network, alla visualizzazione di filmati, al gioco online. È un disturbo molto grave che, se non arginato, può portare a danni neurologici, deficit nel linguaggio, depressione e disturbi di ansia.
Per questo il Corecom Lombardia ha ritenuto necessario promuovere, nell’ultimo anno, una ricerca scientifica mirata ad analizzare il problema, grazie anche al coinvolgimento di professionisti della salute mentale, sociologi, educatori. La ricerca, realizzata grazie alla collaborazione di PoliS-Lombardia, ha consentito di definire bene i contorni del fenomeno, restituendoci una fotografia dei limiti e dei rischi di una esposizione non consapevole sul web da parte dei minori.
Cosa possiamo fare, dunque? Partire dalla ricerca è sicuramente il primo passo per poter conoscere bene il fenomeno ed attuare iniziative per arginarlo, ma non basta. Occorre fare rete: istituzioni pubbliche, scuole, famiglie, medici, allenatori sportivi e tutta la comunità devono lavorare a un progetto comune e coerente di educazione, formazione e buon esempio. “Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio”, recita un vecchio detto africano e questo vale senza dubbio anche per i bambini che vivono nel villaggio digitale.
Se uniremo le forze, dunque, potremo fornire, soprattutto a chi è più fragile, strumenti solidi e consapevolezza per gestire al meglio il proprio rapporto con il web.