Giovanni Caprara, Presidente dell’Ugis (Unione Giornalisti Italiani Scientifici) in questa intervista al nostro portale, illustra i contenuti del Manifesto di Piacenza e le ultime novità deontologiche per i giornalisti che si occupano di scienza e medicina.
Che cos’è il Manifesto di Piacenza? Ce ne illustra i contenuti fondamentali?
Intanto è stato battezzato Manifesto di Piacenza perché è nato e discusso per la prima volta nel 2018 durante l’assemblea nazionale dell’Ugis (Unione giornalisti italiani scientifici) organizzata a Piacenza alla quale partecipava Giovanni Rossi, presidente dell’Ordine dei giornalisti dell’Emilia Romagna, particolarmente sensibile e consapevole dei problemi che oggi affronta l’informazione scientifica nei media. Il manifesto contiene delle considerazioni e dei riferimenti ai quali il giornalista deve guardare per mantenersi nel giusto alveo di una corretta informazione su argomenti non sempre immediati nella conoscenza comune. Si sottolinea la necessità di interpellare fonti diverse ma autorevoli per spiegare i passi avanti della scienza e della tecnologia, senza trionfalismi ma con il giusto metro della nuova realtà conquistata. Si ricorda come la scienza proceda per gradi e quindi si sottolinea la necessità di un continuo aggiornamento. Inoltre si rileva la necessità della prudenza soprattutto quando i risultati riguardano la medicina e in generale la nostra salute. Infine si ribadisce un senso di responsabilità a cui attenersi tenendo conto che i risultati della scienza e della tecnologia sono diventati materia quotidiana del dibattito sociale e quindi anche politico influenzando scelte che riguardano la nostra vita.
Ci spiega le finalità dell’Ugis e chi ha i requisiti per farne parte?
L’Ugis ha come compito fondamentale l’aggiornamento professionale dei propri soci e a tal fine organizza incontri e seminari con scienziati e tecnologi delle università e dei centri di ricerca pubblici e privati compiendo visite dirette nei laboratori. Inoltre sostiene con iniziative pubbliche la diffusione della cultura scientifica e tecnologica. Oggi possono far parte dell’Ugis tutti i giornalisti che scrivono di scienza anche non iscritti all’Ordine nazionale e l’ammissione, in base alla qualità del lavoro svolto, è valutata da un collegio indipendente di probi viri.
La pandemia ha risvegliato l’interesse per un’informazione scientifica di qualità. Può darci una definizione di informazione scientifica?
Raccontare nella maniera corretta, senza dannosi trionfalismi, i risultati ottenuti dalla scienza e dalla tecnologia. La pandemia, purtroppo ha generato un interesse per la scienza legata alla risposta che si attendeva e si attende dagli scienziati per conoscere e difendersi dal virus. In gioco c’è la sopravvivenza e questa è la grande motivazione. L’informazione non è stata tuttavia sempre corretta perché talvolta gli scienziati, anche pressati dalle esigenze giornalistiche, si sono allontanati da un corretto comportamento nella comunicazione del loro ruolo e dello sviluppo dei problemi. Questo è stato aggravato dalla mancanza di una corretta catena di informazione che la politica, a cui spetta la gestione della situazione, doveva stabilire. Dall’altra parte talvolta alcuni giornalisti forse non adeguatamente forniti di esperienza e preparazione nella comunicazione dei fatti scientifici hanno ulteriormente aumentato la confusione invece che contribuire alla chiarezza.
Per diventare bravi giornalisti scientifici quali requisiti sono indispensabili?
Passione, curiosità, interesse e voglia di conoscere aggiornandosi quotidianamente
L’evento di Cortina è stato un evento importante per affrontare questi temi. Che significato ha per i promotori quell’evento?
Quello di interagire con i rappresentanti dei media di ogni genere tenendo conto delle difficoltà che spesso incontrano i colleghi nell’affrontare le notizie scientifiche e tecnologiche. Nelle redazioni ancora non si considera la necessità di redazione scientifiche nonostante questo mondo sia entrato quasi quotidianamente nella comunicazione, nella nostra quotidianità e sia diventato un affollato mondo di richieste a cui garantire corretta soddisfazione.
Che cosa potrebbero fare i colossi del web per aiutare l’informazione scientifica?
Molto. Prima di tutto cercando di collegarsi alle fonti credibili e appropriate che possono esprimersi sui fatti che accadono. Solo così si può uscire dalla confusione e dalle false informazioni che circolano indisturbate nel web.
Giovanni Caprara è editorialista scientifico del “Corriere della Sera” e docente di “Storia dell’esplorazione spaziale” al Politecnico di Milano. È autore di numerose pubblicazioni sulla storia della scienza e dell’esplorazione spaziale tradotte in Europa e negli Stati Uniti. Dal 2011 è presidente dell’UGIS, Unione Giornalisti Italiani Scientifici.