La gestione dei rifiuti è sempre più strategica in tutti i Paesi, non solo sul piano ambientale e della qualità della vita, ma anche su quello industriale ed economico. L’Italia è uno dei paesi che presenta una medaglia a due facce. Da un lato, tradizionalmente povera di risorse, ha sviluppato le filiere del recupero nelle quali può vantare eccellenze in diversi comparti; dall’altro, presenta diffuse criticità nella gestione dei rifiuti, tanto urbani che speciali, e manca ancora una strategia nazionale in materia.
Lo sviluppo dell’economia circolare, al centro dell’attenzione come mai prima d’ora, è oggi trainato da due driver principali. Uno, tipicamente italiano, è dato dalla regolazione nazionale indipendente di “Arera”, che sta progressivamente cambiando le regole del comparto, influenzando la gestione e gli economics per i diversi operatori. L’altro, di respiro internazionale, è la spinta che arriva dall’attuazione del Green New Deal europeo, che punta a favorire maggiori investimenti, nuovi modelli di business ed innovazione tecnologica in chiave ecologica.
Le principali aziende italiane di Waste management stanno inoltre continuando ad integrare la loro “value chain” in un’ottica di continua sostenibilità, unendo la fase di raccolta con quella di trattamento e riciclo. Inoltre, le evoluzioni tecnologiche ed i cambiamenti dei modelli di business e di consumo di innumerevoli imprese hanno anche condizionato i comparti dei “rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche” (RAEE) e di pile e accumulatori (RIPA). L’evoluzione della tecnologia ha portato ad un aumento dei dispositivi dotati di batterie e dunque ad una progressiva convergenza dei due settori e dei loro operatori.
Seppur articolato in comparti assai differenti, il settore del Waste management nel suo complesso sta andando incontro a significativi cambiamenti, spinti dallo sviluppo tecnologico, dall’affacciarsi di nuovi prodotti, processi e player da altri settori, tra cui soprattutto quello chimico e dell’energia, ma anche dall’interesse del mondo finanziario e degli investitori istituzionali. Il progresso tecnologico, infatti, in breve tempo svolgerà un ruolo fondamentale sia nell’evoluzione che nel rinnovamento generale del parco impianti del settore del Waste management.
Inoltre, un aspetto di primaria importanza relativo al contesto attuale è lo smaltimento dei rifiuti legati alla pandemia: come è risaputo, infatti, il 2020 ed il 2021 verranno ricordati come gli anni delle mascherine e dei guanti, dei dispositivi di protezione individuale e dei contenitori di plastica di amuchina e gel per igienizzarsi. Tutti questi strumenti, seppur fondamentali per la protezione della nostra salute, hanno un loro ciclo di vita, e finiscono ad un certo punto nella pattumiera.
Già lo scorso anno, in previsione di un notevole incremento dell’utilizzo delle mascherine e di un conseguente incremento della quantità smaltita dopo l’uso, oltre ad un contestuale incremento nel consumo e nello smaltimento di guanti monouso, il gruppo di lavoro “Ambiente-Rifiuti COVID 19” dell’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato le “Indicazioni ad interim su gestione e smaltimento di mascherine e guanti monouso provenienti da utilizzo domestico e non”.
Le indicazioni sono tali che ogni territorio possa declinarle sulla base delle proprie esigenze e costituiscono una risposta all’elevata percezione del rischio ambientale espressa da parte della popolazione italiana e anche tra gli operatori coinvolti nella raccolta dei rifiuti urbani.
E’ importante ricordare, oggi più che mai, che l’ambiente che ci circonda è il risultato di ciò che siamo e di ciò che facciamo e, anche in un momento così tragico come quello attuale, è bene rispettare e promuovere il rispetto del territorio, al fine di impedire che un giorno questo stesso possa rivoltarsi contro di noi.