La pandemia ha messo a dura prova il settore turistico-alberghiero che, nel corso di quest’ultimo anno, si è trovato a dover fronteggiare una grave crisi. A tal proposito, abbiamo intervistato Marco Pasini, presidente di Federalberghi La Spezia, per approfondire l’incidenza del Covid-19 su tale comparto e ipotizzare una sua ripartenza.
1)Quali sono, a suo avviso, le maggiori difficoltà che il settore turistico e alberghiero si troverà ad affrontare a seguito di questa lunga crisi?
Le maggiori difficoltà, localmente, sono dovute alla mancanza di flussi turistici che ogni anno si manifestavano e alla grave crisi che ha colpito tutte le attività per mancanza di entrate. Dal punto di vista fiscale sarebbe ammirevole se lo Stato potesse sviluppare offerte con detrazioni per le aziende che desiderassero investire o creare occupazione. E non mi riferisco soltanto al settore alberghiero, ma a tutte le realtà appartenenti a ciascun settore, dal momento che l’economia del turismo coinvolge tutti i comparti dalla tecnologia, ai trasporti, all’alimentare, agli arredi, all’edilizia e così via.
L’UNWTO (Organizzazione Mondiale del Turismo dell’ONU) definisce il turismo come “L’insieme delle attività delle persone che viaggiano verso, e si trovano in, luoghi diversi dal proprio ambiente abituale, per un periodo complessivo non superiore a un anno consecutivo, a scopo di svago, affari o per motivi diversi dall’esercizio di un’attività remunerata all’interno dell’ambiente visitato”. Tale definizione però, a mio parere, risulta incompleta in quanto trascura la “materia prima”, ossia il territorio e tutti i fenomeni e le conseguenze a suo carico che il movimento turistico provoca, intervenendo anche come elemento di modifica e di contaminazione della stessa destinazione. Inoltre, si tratta di una definizione limitativa in quanto ingenera la convinzione che i suoi “attori” siano esclusivamente i viaggiatori, mentre la destinazione viene concepita soltanto come componente passiva che “subisce” le attività delle persone che viaggiano. Viaggiatori e destinazioni, al contrario, sono soggetti attivi che interagiscono in un interscambio di valori, di culture, di esperienze e non soltanto di servizi “usati” e di “economie” attivate. In una pubblicazione apparsa anni fa sulla Gazzetta del Turismo si dice: “Per sintetizzare e rappresentare anche visivamente tutti gli aspetti e le variabili che concorrono a definire l’indice di turisticità di una data località, la figura più efficace è quella del dodecaedro: il poliedro a dodici facce che ha affascinato scienziati, matematici, artisti (Euclide, Luca Pacioli, Piero della Francesca, Leonardo da Vinci) e che, secondo me, meglio esemplifica e rende percepibile anche fisicamente il fenomeno del turismo nella sua globalità e nelle sue interrelazioni con i vari settori e con i mercati. Ogni “faccia”, ogni aspetto del poliedro è parte inscindibile, essenziale e solidale di un unico sistema pur nella diversità degli aspetti, ognuno dei quali “tiene” tutti gli altri e da tutti gli altri è a sua volta sostenuto/tenuto: se quindi si trascura un aspetto o un’interfaccia si ha come conseguenza il crollo tutti gli altri aspetti e quindi del poliedro nel suo complesso. Le dodici facce che compongono il “poliedro turismo” sono le seguenti: 1) Patrimonio culturale, naturale e antropico – 2) Infrastrutture, trasporti, accessibilità e mobilità – 3) Sistema socioeconomico del territorio – 4) Cultura dell’ ospitalità e dell’accoglienza dei residenti – 5) Governance, organizzazione e competitività del sistema turistico – 6) Risorse umane – 7) Offerta ricettiva – 8) Imprese e servizi pararicettivi e complementari – 9) Prodotti, servizi e segmenti turistici – 10) Domanda turistica: mercati,”personalità” e motivazioni – 11) Immagine, “personalità” e brand corporate delle destinazioni turistiche – 12) Sistema di marketing turistico-territoriale integrato.
Il turismo appartiene indissolubilmente al settore primario delle risorse che costituiscono la materia prima dei prodotti turistici (patrimonio naturale, ambientale, artistico, culturale, antropico) e delle infrastrutture e a quello terziario dei servizi che, oltre a soddisfare la sfera dei bisogni primari, consentono ai turisti di fruire della “materia prima” attraverso l’erogazione di servizi di assistenza, ospitalità, accoglienza e di promozione dell’attività turistica. In concreto il turismo può essere definito a tutti gli effetti come “NON SETTORE”, in ossequio anche al pensiero dell’ideatore del Rapporto sul Turismo Italiano, il professor Piero Barucci.
Il limite invalicabile nel processo di realizzazione di strutture nel turismo è infatti dato dalla capacità che i territori hanno di sostenerne lo sviluppo, all’interno di un quadro di garanzie e tutele dei valori naturali, ambientali e culturali. Il dodecaedro costituisce, dunque, lo “schema culturale” metodologico e il simbolo-guida del settore: non a caso si tratta del solido adottato da Platone per rappresentare l’universo.”
2)Nel rilancio dell’estate italiana, sono auspicabili iniziative volte ad incentivare gli italiani a trascorrere le proprie vacanze presso una struttura ricettiva italiana?
Le iniziative sono tutte auspicabili anche se purtroppo in Italia sembra mancare la capacità di creare iniziative veramente efficaci. Basti pensare al fallimento del bonus vacanza e a come, nonostante ciò, sia stato riproposto da un anno all’altro senza valutarne le criticità.
3)Quali saranno, a suo avviso, le mete più gettonate in Italia?
Le mete più gettonate, a mio avviso, saranno quelle balneari o di montagna, dove la migliore accoglienza supera mete magari più interessanti ma meno conosciute. Ciò è dovuto alla difficoltà di proporsi di certi luoghi rispetto ad altri e, in tal senso, sarebbe importante cercare di veicolare lo sviluppo di luoghi diversi e molto belli, anche se meno noti perché non sviluppati secondo un’offerta turistica di accoglienza attuale.
4) Secondo lei, quando e come sarà possibile avere una completa ripartenza del settore?
Durante i mesi di Luglio e Agosto 2020 nelle Cinque Terre abbiamo perso circa il 30% rispetto al 2019,
perdita tuttavia fisiologica a causa del passaggio da una clientela extracomunitaria, prevalentemente rappresentata da statunitensi e australiani con capacità di spesa alta, ad una clientela europea e, soprattutto, italiana con prezzi per pigione giornaliera che sono stati abbassati tra il 30 e il 40%. Quest’anno, 2021, è prevista la stessa formula di prezzo e la previsione, in base alle prenotazioni fino ad oggi ricevute, indica una media di entrate, per i mesi di apertura, simili a quelle del 2020. Nella provincia della Spezia le attività ricettive lavoravano prevalentemente con italiani ed europei e, in linea generale, le percentuali di perdite subite non si discostano di molto rispetto a quelle comunicate. Pertanto, per ritornare ai livelli pre-covid, a mio sommesso avviso, si dovrà attendere il 2023, affinché il mercato si ristabilizzi, per poi poter tornare a produrre quanto nel 2019.
Nel 2019, la spesa del turismo internazionale era cresciuta del 6,6% e si era registrato un aumento dei pernottamenti di + 4,3%. Stesso incremento era stato rilevato anche dai dati sugli arrivi aeroportuali del 2019 (con un +4% di passeggeri totali).
Il mondo del Turismo sa bene che, a seguito di eventi come quello occorso, così come nel caso di eventi catastrofali, la ripresa dipende da più fattori, sia gestionali che di mercato, e non soltanto dalla capacità degli Stati di far fronte allo stato di cose che si sono verificate. Come diceva Mark Twain: La catastrofe che finisce per arrivare non è mai quella a cui siamo preparati.