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Come contrastare l’infodemia sul Covid-19

Pubblichiamo una sintesi della tesi di laurea di Benedetta Grimaldi, che nei giorni scorsi si è laureata presso l'Università Università degli Studi di Pavia

by Redazione
4 Novembre 2020
in Fake news
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“Attenti, le fake news possono uccidere”. Razzante, nella task force del governo, intervistato da la Gazzetta del Mezzogiorno
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Pubblichiamo una sintesi della tesi di laurea di Benedetta Grimaldi, che nei giorni scorsi si è laureata in Comunicazione, Innovazione, Multimedialità presso l’Università Università degli Studi di Pavia discutendo una tesi dal titolo “L’informazione cartacea e online ai tempi del Coronavirus”.

Nella tesi sono state inserite alcune riflessioni del professor Ruben Razzante, fondatore del nostro portale e membro della Task Force anti-fake news del Governo in tema di pandemia.

 

…. La tesi affronta e approfondisce l’importanza del ruolo dell’informazione – su quotidiani e non – durante l’emergenza sanitaria del Covid-19. Analizzando il fenomeno pre- e post-lockdown, monitorando l’evoluzione dell’informazione stessa e il suo effettivo passaggio da commodity a strumento di conoscenza qualitativamente elevato, lo studio ha dimostrato la necessità dei lettori, in un momento di emergenza e paura, di essere informati correttamente.

Il fenomeno è stato analizzato entrando direttamente nelle realtà di alcuni quotidiani e di un settimanale online, scelti per la specificità di ciascuno di essi durante la pandemia: Il Secolo XIX di Genova, l’Eco di Bergamo, la Gazzetta dello Sport e Piazza Levante. Ho inoltre riportato la testimonianza sull’argomento del Professor Ruben Razzante, docente di diritto dell’informazione, fondatore del portale anti fake-news, nonché uno degli esperti chiamati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri a far parte dell’Unità di monitoraggio per il contrasto della diffusione di fake news su Covid-19, trattando infine il rapporto fra pandemia e infodemia….

 

….

PARAGRAFO 4.7 Informazione fasulla e medicina

Celebre, purtroppo, a questo proposito, in tempi recentissimi, la vicenda del giornalista italiano Adriano Panzironi, già noto alle cronache per messaggi falsi e non verificati dalla scienza sui benefìci di alcuni prodotti da lui ideati e venduti a scopo terapeutico, ma senza alcuna base scientifica. La laurea in Medicina? «A quale scopo? Io informo», ha dichiarato. Il «guru» televisivo è stato però «oscurato» dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. Già sospeso dall’albo dei giornalisti, multato in altre occasioni, sotto processo per esercizio abusivo della professione medica, ha subìto in piena pandemia 2020 “la sospensione per un periodo di sei mesi dell’attività di diffusione dei contenuti da parte dei servizi di media audiovisivi su due canali del digitale terrestre che trasmettono i suoi programmi”, poiché “metteva in pericolo la salute degli utenti in quanto induttivi di una sottovalutazione dei rischi potenziali connessi al virus Covid-19 e dell’erroneo convincimento che lo stesso virus possa essere trattato o prevenuto con misure non terapeutiche, ma alimentari”. Le fake news, insomma, sono molto più pericolose di quello che sembrano. Infatti – come scrive Matteo Gerboni in un articolo pubblicato sul numero 109 della testata giornalistica ligure online “Piazza Levante”, lo scorso 16 aprile – il Governo italiano ha costituito una «Unità di monitoraggio per il contrasto della diffusione di fake news relativa al Covid-19 sul web e sui social network». Una sorta di task force, voluta dal sottosegretario all’editoria Andrea Martella (Pd) che sta lavorando gratuitamente e “sarà operativa fino al superamento dell’emergenza epidemiologica”.

Proprio la testata online “Piazza Levante”, settimanale di cultura, cronaca e approfondimento ligure e nazionale, rappresenta un esempio virtuoso di informazione free, ma di qualità. Il suo direttore Matteo Gerboni, ha raccontato di avere scelto per il settimanale che dirige due slogan molto particolari ed efficaci. Il primo: “Glocal e non social”, a conferma dell’approccio solo apparentemente locale dei tempi proposti. L’altro è il sottotitolo, che così recita: “Approccio laico agli argomenti trattati (senza pregiudizi)”. Cioè, parlare di tutto, anche a costo di risultare scomodi. “Questi sono effettivamente gli aspetti che ci identificano di più – spiega Gerboni -. Piazza Levante è un settimanale sui generis per volontà del suo presidente ed editore, Antonio Gozzi, che ha sempre disdegnato i social perché da lì talvolta nascono notizie false o fuorvianti. Ciò ci penalizza dal punto di vista dei contatti, ma poi in realtà se il prodotto proposto è di buona qualità la visibilità arriva comunque. Abbiamo visto quel che è successo durante la pandemia, quando le interviste al professor Bassetti ed al professor Razzante sono state condivise sui social ed hanno ottenuto numeri altissimi. Bassetti è stato bravo a creare questa rete sui social, confermandosi una voce importante ed autorevole. Lui ha fatto della pandemia uno strumento di informazione, ed è il merito maggiore che a mio giudizio gli va riconosciuto. È stato ed è ancora oggi un ottimo esempio di come va gestita la comunicazione dall’ambito ospedaliero all’esterno”.

L’aumento dei contatti durante la pandemia lo dimostra: “In media abbiamo 2.500 persone che ci leggono ogni settimana. Nei giorni della pandemia, i contatti si sono triplicati, non solo perché il tempo che tutti noi dedicavamo alla lettura era maggiore del solito, ma anche per la qualità degli articoli stessi. I nostri erano di fatto numeri monotematici sul coronavirus, e la gente ha gradito: in quel momento la curiosità di tutti era rivolta ad avere un numero sempre maggiore di conoscenze e riferimenti”. “Piazza Levante” ha dimostrato come l’utente sappia premiare l’attendibilità delle notizie attraverso fonti verificate. “Noi siamo online ormai dal 2018, e la nostra credibilità è cresciuta già nel primo anno, perché i nostri contenuti sono sempre andati in questa direzione. Questo ci ha dato una patente di credibilità poi accresciuta, appunto, durante la pandemia. Eravamo partiti da un presupposto: oggi online si può trovare davvero di tutto, purtroppo anche informazioni non verificate. I siti in grado di garantire un minimo di credibilità di contenuti e forma sono pochi. Bisognava andare in quella direzione. Non solo: era impossibile puntare esclusivamente sulla notizia, un concetto antitetico con un settimanale online. Dovevamo puntare più su un lavoro di approfondimento, scandagliando ogni argomento sotto tutte le sue sfaccettature. Gli apprezzamenti dei lettori legati alle interviste fatte al professor Bassetti dell’ospedale genovese San Martino hanno confermato la bontà delle nostre idee e la volontà di allargare il nostro orizzonte al di fuori del territorio del Tigullio, con un’informazione diventata più di respiro nazionale e meno legata al territorio. Secondo me quella è stata una decisione saggia che ci ha permesso di fare il salto di qualità”.

Fra i testimoni autorevoli in grado di fornire informazioni illuminate alla gente viene citato anche il parere nel merito di Ruben Razzante (docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica di Milano e fondatore del portale anti-fake news www.dirittodellinformazione.it, nonché membro esperto a titolo gratuito dell’unità di monitoraggio istituita dal governo per contrastare la diffusione sui social e sul web di fake news sul Covid-19), il quale sostiene si debba combattere l’epidemia ma anche l’infodemia, e cioè – come lui la definisce –“la circolazione incontrollata sul web di informazioni non vagliate e non verificate, che finiscono per disorientare l’opinione pubblica e soprattutto per far compiere errori alle persone nell’osservanza delle misure di contenimento”. Interpellato sull’argomento, ha spiegato che “le notizie false raggiungono un grande numero di utenti e si diffondono più rapidamente di quelle vere per l’originalità della notizia e la dimensione emozionale favorita e accentuata dalla reazione degli utenti. L’emergenza sanitaria ha messo in luce la vastità di questo fenomeno”. In questo senso, “il portale www.dirittodellinformazione.it, che ho fondato un anno fa, quindi prima dello scoppio della pandemia, ha l’obiettivo di affrontare i temi legati alla tutela dei diritti in Rete con un approccio neutrale e pluralista e con un taglio divulgativo. È stato ribattezzato portale anti-fake news perché intende valorizzare i contenuti di qualità ancorati a fonti istituzionali e vagliati criticamente. Inoltre il portale contiene una sezione specifica dedicata alle azioni di contrasto alle notizie false, che si è particolarmente alimentata durante i mesi di lockdown e in generale durante questi mesi di pandemia. I riscontri che abbiamo ricevuto hanno confermato la bontà delle nostre intuizioni. Ci sono migliaia di persone che ogni giorno si collegano direttamente al nostro portale per attingere notizie utili e anche innovative rispetto a quelle prodotte dai media ufficiali”. Anche secondo Razzante “l’informazione professionale, durante i mesi di pandemia, si è fortemente riscattata. Molti giornalisti hanno raccontato l’evoluzione del virus dai luoghi del contagio e lo hanno fatto con dovizia di particolari, con scrupolo e coerenza deontologica. È stato indubbiamente un passo avanti, che ha riguardato sia le testate cartacee che quelle on line. L’informazione rimane mediazione tra i fatti e l’opinione pubblica, i giornalisti sono i soggetti titolati a produrla e hanno la responsabilità di assicurare ai cittadini un flusso continuo di notizie. Direi che soltanto fra qualche tempo potremo dire se ci sia stato effettivamente un cambio di ruolo e di paradigma dell’informazione rispetto al pre-pandemia”.

E la task force che lo vede impegnato in prima linea, “che per decreto dovrà operare in forma gratuita almeno fino all’aprile 2021 e comunque fino alla fine dell’emergenza pandemica, ha lavorato essenzialmente sulla sensibilizzazione degli utenti. Agli italiani sono state imposte una serie di restrizioni per la loro salute. Ma senza una informazione adeguata e riconducibile a fonti istituzionali e certificate tali misure potrebbero non essere rispettate da tutti, con il rischio che aumentino i contagi. La task force si occupa di monitoraggio di notizie false che circolano su siti, blog, social ma senza pronunciare giudizi o esprimere valutazioni su singole fake news o presunte tali. Punta più che altro a fornire agli utenti criteri per riconoscere più rapidamente informazioni vagliate e accreditate e notizie non verificate e di dubbia autenticità. In Rete operano anche sciacalli che – solo per aumentare il numero di visualizzazioni – pubblicano contenuti palesemente inverosimili ma in grado di fare breccia nel pubblico più sprovveduto. Questa informazione-spazzatura influenza i comportamenti e produce dei danni alla nostra salute: deve essere combattuta e arginata. É necessario quindi valorizzare le notizie attendibili e certificate.

L’informazione di qualità è il primo alleato dei cittadini nella battaglia contro il virus dell’infodemia, che si è affiancato a quello della pandemia”. Primo nemico, dunque, le fake news: “Iniziative contro di esse sono già state intraprese da Unione europea, Organizzazione Mondiale della Sanità e altri soggetti istituzionali internazionali. Nel settembre 2018 l’Unione europea varò un codice di autoregolamentazione anti-fake news, che i colossi del web hanno sottoscritto e rispettato, contribuendo a combattere questa battaglia. Loro sono decisivi perché il virus della disinformazione viaggia soprattutto sulle piattaforme social, dove spesso un’interpretazione viene spacciata come verità oggettiva e si tende a mistificare la realtà. Il fenomeno si può arginare solo con una stretta collaborazione tra Stati e organizzazioni internazionali e tra produttori di contenuti e piattaforme di distribuzione. I rimedi giuridici e tecnologici devono essere affiancati da quelli etici ed educativi. È una battaglia globale per un uso più responsabile della Rete”.

Lo scopo è quindi aiutare tutti gli utenti del web ad usufruire di informazioni reali e contenuti di qualità riguardo all’emergenza sanitaria, fornendo i criteri necessari nel riconoscere cosa sia autentico e cosa no. In ambito di Coronavirus un altro esempio di fake news circolate moltissimo sui social sono quelle che riguardano l’uso delle mascherine e degli antinfiammatori (per le quali ogni utente ha liberato la sua fantasia). Alla fine, ritorniamo sempre al punto di partenza: un buon amico dell’informazione è il contenuto a pagamento da preferire all’informazione free, di frequente origine delle fake news.

La crescita degli utenti di Piazza Levante nella primavera scorsa rispetto allo stesso periodo del 2019 (1 marzo-31 maggio), in coincidenza con il picco della pandemia, è stata evidenziata dalla scelta della redazione che quest’anno durante l’emergenza Covid-19 ha abbandonato la trattazione di argomenti più specificatamente legati al territorio della Liguria, fornendo ai lettori un approccio più ampio e strettamente legato al coronavirus, attraverso il coinvolgimento di specialisti del settore medico. Tale scelta, particolarmente apprezzata dagli utenti abituali del sito ha portato a triplicare (da 15 a 46 mila) i fruitori del sito in un periodo nel quale l’interesse dell’Italia intera era focalizzato sui molteplici risvolti (umani, clinici, ambientali) afferenti alla pandemia.

La crescita dei lettori, alla ricerca soprattutto di informazioni da parte degli esperti di epidemiologia sulle incognite legate al Covid-19, è stata esponenziale. Le interviste a Bassetti (in quel periodo molto attivo in termini di informazione medica sia sui propri profili social, sia sui quotidiani così come sulle principali reti televisive nazionali) hanno fatto registrare i picchi maggiori.

 

 

Tags: BenedettaGrimaldiCoronavirusFakeNewsTesidiLaureaUniversitàdegliStudiPavia

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