Il Prefetto Vittorio Rizzi, direttore della Direzione centrale della polizia anticriminale, ha spiegato: «La ‘Ndrangheta si è fatta holding criminale: non attacca più frontalmente lo Stato. È una mafia silente e pervasiva che inquina le economie legali, intossicandole con la corruzione e il riciclaggio. Il tempo che viviamo richiede la massima resilienza delle Forze di polizia, che si devono adattare rapidamente agli scenari criminali che mutano rapidamente per massimizzare i profitti, approfittando del progresso tecnologico, dalle criptovalute fino al metaverso».
In generale, l’uso della tecnologia ha assunto un ruolo determinante nelle attività delle organizzazioni criminali: dai sistemi di comunicazione crittografata alle applicazioni di messaggistica istantanea, dalla pubblicità di merci illegali alla disinformazione web a scopo lucrativo. Il web è diventato, quindi, l’ambiente privilegiato per svolgere attività lucrative di natura criminale, poiché in grado di generare grande profitto senza creare allarme sociale e senza attirare l’attenzione delle forze di polizia e della magistratura.
Altri ambiti che sono divenuti mezzi di finanziamento molto redditizi per la malavita sono: il settore “cyber crime” con particolare riferimento al gioco d’azzardo e alle scommesse; la produzione e la commercializzazione di beni contraffatti, come opere d’arte e altri beni culturali; il commercio di carburanti e prodotti energetici.
La Direzione investigativa antimafia (Dia) propone interventi normativi sovranazionali per affrontare le nuove sfide delle mafie digitali: «Risulta necessario innovare gli strumenti a disposizione delle agenzie di sicurezza e delle forze di polizia chiamate a fronteggiare le nuove sfide nel contrasto alla criminalità organizzata, accrescendone anche le capacità d’intercettazione delle comunicazioni criptate e, più in generale, dell’esplorazione del web (dark web, metaverso, ecc), nonché di altri ambienti dell’universo digitale meno conosciuti».
F. S.