I ragazzi del corso di orientamento su cyberbullismo e odio in rete proposto da ENAIP Lombardia, sede di Bergamo, continuano ad approfondire i temi dell’utilizzo consapevole dei social media e delle insidie della rete.
In particolare, in questo articolo due classi hanno approfondito, separatamente, il “fenomeno” TikTok e il modo in cui i social influenzano i giovani.
Nell’ottica della oramai superata demonizzazione e censura acritica del mondo social, è interessante notare come i ragazzi riescano non solo a descrivere gli aspetti negativi e le conseguenze dannose del cattivo utilizzo o esempio che deriva dal web, ma siano anche in grado di portare l’attenzione sugli aspetti positivi della rete.
TikTok: il più discusso, il più utilizzato, il più insidioso?
Il filtro per un social a misura di giovani è solo quello anagrafico? O è possibile stabilire, oltre al limite di età – che dovrebbe essere realmente invalicabile – anche un protocollo digitale in termini di correttezza di espressioni, uso/condivisione di foto, video, post, contenuti in generale?
Un’educazione al linguaggio e all’utilizzo di contenuti in rete è davvero così lontana?
Ecco cosa scrivono i ragazzi:
“Il cyberbullismo ed è un tema da trattare con molta attenzione poiché molto frequente soprattutto tra noi giovani; una delle piattaforme dove si manifesta con più frequenza ed è purtroppo senza controllo è TikTok.
Scorrendo i video “per te” assistiamo ogni giorno a molti insulti da parte di persone di qualsiasi età, dai più giovani ai più anziani. L’oggetto delle prese in giro e dei commenti negativi è soprattutto l’aspetto fisico.
Oggi nel mondo si sono creati standard impossibili da raggiungere, quindi è normale che la gente si senta sminuita e provi un senso di competizione costante con se stessa e con gli altri. Tutto ciò in alcuni soggetti provoca una rabbia che viene sfogata con insulti rivolti a persone che magari hanno un certo tipo di fisico a cui essi stessi ambiscono, ma che non riescono ad avere.
Però questa frustrazione non giustifica il vomitare odio. Ricordiamoci che la persona insultata può rimanerci male o addirittura aumentare delle insicurezze già esistenti, che potrebbero influire con il suo stato mentale.
Un caso simbolo delle conseguenze di commenti negativi è la vicenda di Dazhariaa Quint Noyes che prima di suicidarsi ha postato un video in cui dichiarava che sarebbe stato l’ultimo e che non avrebbe più infastidito nessuno.
La ragazza, infatti, era diventata famosa su questo social un po’ per caso, a soli 18 anni, e da sola si era ritrovata a gestire centinaia di migliaia di followers ed a essere sommersa da commenti sul suo fisico e sul suo modo di cantare e di ballare.
Il lato fortemente negativo di TikTok è proprio questo: un adolescente, maschio o femmina che sia, con poche centinaia di followers può improvvisamente diventare virale con un solo video e può svegliarsi la mattina inondato di commenti da sconosciuti, che non riesce a comprendere, soppesare e che lo spaventano.
Su Instagram gli influencer sono “abituati” e sanno gestire determinate forme di odio dando il giusto peso, su TikTok è più difficile sopportare e prevenire determinati attacchi, perché siamo tutti dei potenziali tiktoker, basta azzeccare il video giusto e il sistema, per motivi sconosciuti, decide di farti diventare virale.
Questa particolarità però ha portato anche conseguenze positive: una ragazza di Bergamo di origine senegalese e di religione musulmana conosciuta come Aida Diouf sta divulgando e normalizzando l’uso del velo, spesso oggetto di presa in giro e stigma.
La caratteristica del dare visibilità senza apparente motivo può essere allo stesso tempo bellissima, perché dà voce a tutte e tutti e aiuta a diffondere positività; ma allo stesso tempo espone all’enorme rischio dell’odio in rete i giovani adolescenti, persone fragili e indifese.
Secondo noi TikTok dovrebbe aumentare i controlli e magari istituire delle figure che eliminino subito commenti estremamente negativi che potrebbero compromettere la stabilità mentale e la serenità di giovani creatori di video”.
La capacità di “influenzare” da parte dei “more than famous” del web é pressoché smisurata. Si è passati in pochissimo tempo dalle mere influenze sulle tendenze nel modo di vestire ad ambiti come giochi, videogiochi, musica, tempo libero, acquisti.
Molto spesso viene completamente sottovalutata l’importanza del messaggio degli influenti del web: se è vero che non tutte le influenze devono essere come le novelle di una volta, con tanto di morale da seguire, é pur certo che occorre stigmatizzare in maniera più incisiva tutti quei messaggi negativi (odio, discriminazione, body shaming, gender gap) di cui oramai la rete sembra invasa, in un crescendo di finta inconsapevolezza delle ripercussioni sui milioni di utenti che seguono, imitano, peggio ancora inneggiano, emulando i loro idoli.
Sull’influenza del web i ragazzi osservano:
“Negli ultimi anni sono sempre più ricorrenti tra i giovani, episodi di bullismo e cyberbullismo che incitano all’ odio e alla violenza che spesso ricadono in situazioni molto peggiori.
Queste circostanze avvengono in continuazione, in particolar modo sui social.
Una delle vicende che ha attirato di più la nostra attenzione è quella di Selene, la ragazza che durante una sua diretta Instagram costrinse un giovane afro-italiano disabile a spogliarsi davanti al pubblico che seguiva la live; a interrompere l’accaduto è stata la famiglia, avvisata da una spettatrice.
Il giorno seguente la vittima, derisa dai molteplici commenti d’odio e di disprezzo nei suoi confronti, smise di parlare con la famiglia ed i conoscenti per poi arrivare a fuggire dalla sua abitazione.
Questo è solamente uno dai tanti avvenimenti violenti che accadono quotidianamente sui social, e che ci può far comprendere il livello di pericolosità della rete, quando utilizzata in modo non corretto e superficiale.
L’episodio appena descritto non è uno dei peggiori ma ci sono stati casi in cui le vittime sono addirittura arrivate a togliersi la vita.
Dopo esserci confrontati siamo giunti alla conclusione che l’influenza all’interno dei social può essere un’arma a doppio taglio perché da tanti follower derivano grandi responsabilità.
Infatti, la trasmissione dell’influenza dipende solamente dal singolo utente che sceglie di diffondere un messaggio positivo o negativo ai propri seguaci.“Tutti abbiamo luce e oscurità dentro di noi, ciò che conta è la parte su cui scegliamo di agire”.