Nonostante i recenti annunci del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti e dell’Ufficio del Direttore dell’Intelligence Nazionale degli Stati Uniti sul completamento degli impegni previsti dall’ordine esecutivo di Joe Biden, il nuovo accordo sul Data Privacy Framework è il risultato di un lungo e complesso processo durato tre anni. Durante la fase di approvazione, 24 Stati membri dell’Unione europea hanno votato a favore, ma altri 3 Stati membri hanno mantenuto l’anonimato e si sono astenuti, manifestando dubbi fino all’ultimo momento.
Nonostante sia una buona notizia per le migliaia di aziende che necessitano di trasferire legalmente dati personali verso gli Stati Uniti, non è ancora chiaro se questa nuova decisione di adeguatezza potrà resistere alle sfide.
A maggio, il Parlamento europeo ha giudicato insufficienti le misure adottate dagli Stati Uniti per garantire la protezione dei dati dei cittadini europei, invitando la Commissione europea a riaprire i negoziati. Inoltre, è inevitabile che l’organizzazione noyb, fondata dall’attivista Max Schrems, noto per le due sentenze che hanno invalidato i precedenti accordi Safe Harbor e Privacy Shield, presenti ricorso presso la Corte di Giustizia dell’Unione europea anche in questa occasione.
L’incertezza sulla stabilità dell’accordo persiste poiché sarà necessario valutare le possibili conseguenze legali e le obiezioni sollevate dagli attori coinvolti, inclusa la possibilità di una nuova decisione da parte della Corte di Giustizia dell’Ue.
S.B.
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