Vede possibile l’applicazione delle nuove tecnologie nell’ambito del diritto amministrativo?
La digitalizzazione della pubblica amministrazione, in particolare della sua azione, è al centro del dibattito oramai da qualche anno. La crisi pandemica ha determinato un’accelerazione del processo di sviluppo digitale, che ha comportato sia un riordino degli apparati dell’amministrazione centrale e la istituzione di nuove agenzie sia l’adozione di nuove disposizioni per l’attività amministrativa mediante strumenti informatici e telematici. In particolare nel settore dei contratti pubblici, la trasformazione digitale assume caratteristiche peculiari, che discendono, in prima battuta, dalla complessa articolazione dell’attività c.d. contrattuale della pubblica amministrazione. Non a caso il PNRR pone l’obiettivo di «definire le modalità per digitalizzare le procedure per tutti gli appalti pubblici e concessioni» e di realizzare un sistema nazionale di e-procurement che contribuisca alla «digitalizzazione completa delle procedure di acquisto fino all’esecuzione del contratto (smart procurement)». Tale sistema deve essere interoperabile con i sistemi gestionali delle pubbliche amministrazioni e prevedere l’abilitazione digitale degli operatori economici, le sessioni d’asta digitali e il machine learning per l’osservazione e l’analisi delle tendenze. Uno dei criteri direttivi della legge delega per l’adozione del nuovo codice è la riduzione e certezza dei tempi relativi alle procedure di gara, alla stipula dei contratti e alla loro esecuzione, anche attraverso la digitalizzazione e l’informatizzazione delle procedure, la piena attuazione della Banca dati nazionale dei contratti pubblici e del fascicolo virtuale dell’operatore economico.
Crede che nel settore dei contratti pubblici le disposizioni già in vigore o che sono state proposte che trattano l’ambito delle nuove tecnologie siano corrette o ci sono delle mancanze o delle problematiche?
La digitalizzazione ha bisogno prima di tutto di investimenti per l’istruzione e la formazione del personale dipendente e per l’innovazione tecnologica; in assenza, qualunque intervento riformatore risulta pregiudicato.
Sul piano legislativo, il nuovo codice dei contratti pubblici (d.lgs. 31 marzo 2023, n. 36) dedica ampio spazio alla «digitalizzazione del ciclo di vita del contratti», inteso come l’insieme di tutte le attività che si susseguono dalla programmazione fino all’esecuzione del contratto. Va osservato che con “digitalizzazione”, anche nell’ambito della disciplina dei contratti pubblici, il riferimento è a due profili differenti, per quanto connessi. Il primo è quello della digitalizzazione documentale, per tale intendendosi la dematerializzazione del documento amministrativo, cioè la sua formazione, conservazione, trasmissione mediante l’utilizzo delle risorse informatiche, in questo modo consentendo anche una rapida circolazione di dati e informazioni sia tra le pubbliche amministrazioni sia tra il cittadino e la pubblica amministrazione. Rispetto alla disciplina dei contratti pubblici, si tratta di una trasformazione dell’intero procedimento a evidenza pubblica fino alla completa esecuzione del contratto. Tale trasformazione genera (o dovrebbe generare) evidenti risultati in termini di semplificazione procedurale e di efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa.
Il secondo profilo è quello della digitalizzazione algoritmica, che attiene alla automatizzazione delle decisioni amministrative, quindi in definitiva alla sostituzione della decisione umana assunta dal funzionario dell’organo competente. La progressiva emersione dell’algoritmo come uno strumento autonomo di cognizione e decisione delle pubbliche amministrazioni pone problemi cruciali. In radice, si pone il tema di una “costruzione” diversa della decisione amministrativa, per certi versi si pone in discussione che in questi casi si possa (ancora) configurare una decisione assunta attraverso il procedimento, la cui dimensione di forma irrinunciabile della funzione amministrativa rischia di essere compromessa. La costruzione della decisione assume, così, la connotazione della costruzione dell’algoritmo e pone l’esigenza di misurare la tenuta dei principi fondamentali dell’attività amministrativa rispetto al progressivo passaggio, in alcuni settori, alla decisione algoritmica pure in presenza di margini di discrezionalità.
Come crede che si debba porre la pubblica amministrazione nei confronti delle decisioni automatizzate?
L’amministrazione deve rispettare rigorosamente i principi che regolano le decisioni assunte mediante automazione (ora espressi dall’art. 30 del codice dei contratti pubblici sulla scorta dell’elaborazione della giurisprudenza amministrativa), in particolare: a) il principio di trasparenza, che viene declinato in due distinti obblighi d’informazione in capo all’amministrazione, quello di comunicare all’operatore economico che la decisione è assunta in via automatizzata e quello di rendere conoscibile l’iter logico seguito dalla macchina; b) il principio di non esclusività della decisione algoritmica, in ragione del quale deve essere garantito «nel processo decisionale un contributo umano capace di controllare, validare ovvero smentire la decisione automatizzata»; c) il principio di non discriminazione algoritmica, che impone di adottare ogni misura tecnica e organizzativa per impedire effetti discriminatori nei confronti degli operatori economici.
Lei è membro del gruppo di ricerca “E-Agorà – Efficienza economica e tutela dei diritti degli utenti dei servizi. Innovazione tecnologica e condivisione dei servizi nel mondo digitale”. Ci potrebbe spiegare da quali punti di vista questo gruppo di ricerca si sta rapportando al mondo del digitale?
Si tratta di un progetto di ricerca di interesse nazionale, coordinato dal prof. Roberto Bocchini dell’Università Parthenope di Napoli, in corso di svolgimento, che intende approfondire la rilevanza economica e giuridica, delle piattaforme digitali come “spazi economici virtuali”, quali nuove agorà del terzo millennio. Il progetto ha per oggetto principale le questioni poste dall’innovazione tecnologica e dai servizi digitali dalla prospettiva del loro impatto sul mercato e sui diritti degli utenti. In quest’ambito, l’unità di ricerca dell’Università Cattolica di Milano di cui faccio parte, coordinata dal prof. Antonio Albanese, sta approfondendo il tema dei rimedi e delle tutele, mediante le quali il diritto privato e il diritto pubblico garantiscono lo svolgimento non solo efficiente ma anche corretto degli scambi.
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