Nei precedenti mesi, l’Unione Europea aveva iniziato a mettersi in contatto con le principali aziende social, nel tentativo di comprendere se le loro attività fossero coerenti e conformi ai contenuti del Digital Services Act, il regolamento che disciplina in maniera più stringente rispetto al passato, i servizi digitali, come i social media, i motori di ricerca e le piattaforme di e-commerce.
In particolare, l’esecutivo europeo è tornato a puntare i riflettori su TikTok. Nelle scorse settimane, l’UE aveva richiesto all’azienda cinese l’invio di documenti che permettessero di garantire che l’operato di TikTok fosse finalizzato ad evitare la diffusione di contenuti violenti, che potessero incitare all’odio, o alimentare la disinformazione. Si legge da un comunicato che tale richiesta è giustificata dall’assicurare la protezione dei minori online.
Dopo una telefonata con l’amministratore delegato di TikTok, Shou Zi Chew, il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, ha rivelato che la Commissione europea sta valutando se le azioni intraprese dal social network cinese siano davvero sufficienti per garantire il rispetto del DSA e per proteggere i cittadini dai contenuti illegali e dalla disinformazione.
L’UE ha approfittato dell’occasione per richiamare l’attenzione di un altro colosso cinese, AliExpress, chiedendo all’azienda di fornire informazioni riguardanti la protezione dei consumatori. Del resto, come ricordato da Breton, “il Digital Services Act non riguarda solo discorsi di odio, disinformazione. Le norme sono anche finalizzate a garantire la rimozione di prodotti illegali o non sicuri venduti nell’Ue tramite piattaforme di e-commerce, compreso il crescente numero di medicine e prodotti farmaceutici falsi e potenzialmente pericolosi venduti online”.
AliExpress dovrà fornire le informazioni richieste entro il 27 novembre 2023. Come nel caso di TikTok, sarà sulla base di questi dati che l’UE valuterà il grado di conformità dell’operato del colosso dell’e-commerce cinese al DSA.
Si ricorda che, ai sensi dell’articolo 66 del DSA, qualora le piattaforme non siano conformi alle regole stabilite, possono essere soggette ad ispezioni presso le loro sedi o obbligate a condividere informazioni inerenti ai database e algoritmi utilizzati. Ai sensi dell’articolo 74, invece, la Commissione può infliggere sanzioni per informazioni errate e/o incomplete.
SF
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