Ripartire dalle imprese e dal lavoro, per una montagna di domani più forte e più attrattiva.
La Regione Emilia-Romagna torna ad investire sull’Appennino, un territorio strategico che interessa il 42% della superficie emiliana e nel quale rientrano 119 Comuni. Un territorio dalle enormi potenzialità, sul quale continuare a puntare per invertire la tendenza rispetto ai rischi di spopolamento e invecchiamento demografico.
Lo fa attivando, per la prima volta, una misura dedicata: un nuovo bando che mette a disposizione delle imprese, nuove o esistenti, fondi per interventi di riqualificazione, ristrutturazione, acquisto e recupero di strutture e spazi produttivi, o per investimenti in macchinari, attrezzature e impianti. Con una corsia privilegiata per quelli che si tradurranno in nuova occupazione. Dunque, imprese più moderne ed efficienti e imprese che danno lavoro. Il bando approvato nell’ultima seduta dalla Giunta regionale si muove su questi due binari e stanzia 2,5 milioni di euro, dei quali potranno beneficiare le nuove imprese o quelle presenti in un Comune montano dell’Emilia-Romagna. Sono ammessi tutti i comparti produttivi, escluso il settore primario, ma compreso quello della trasformazione agroalimentare (entro il limite di 15 addetti).
I contributi, a fondo perduto e nella misura del 70% della spesa ammissibile, sono legati a tre tipi di intervento: riqualificazione, ristrutturazione e/o ampliamento di edifici e strutture nelle quali l’imprenditore già svolga la propria attività; acquisto, riqualificazione, ristrutturazione e/o ampliamento di edifici e strutture dismesse, nelle quali il beneficiario si impegni a svolgere la propria attività; investimenti in macchinari, attrezzature e relativi impianti. Il contributo complessivo per ciascuna impresa non potrà superare l’importo massimo di 150mila euro, mentre la spesa minima candidata a contributo non dovrà essere inferiore a 25mila euro. Le domande vanno presentate dal 19 luglio al 16 settembre 2021. Entro fine novembre è prevista la pubblicazione della graduatoria con l’assegnazione delle risorse. Il bando verrà pubblicato sul BUR della Regione del 19 luglio.
I progetti verranno valutati sulla base della loro qualità tecnica e della loro qualità economico finanziaria, a cui si aggiungono una serie di punteggi premianti collegati all’impatto occupazionale e al luogo in cui l’impresa ha sede. Queste premialità vengono attribuite in funzione del numero di abitanti, della quota altimetrica del territorio Comunale e di un ulteriore parametro che valuta contemporaneamente la fragilità demografica, sociale ed economica. Sono quindi previsti punti aggiuntivi per i progetti che comportino un impatto occupazionale in incremento e per i progetti presentati da imprese localizzate nei comuni con una popolazione fino a 5mila abitanti, per quelli di imprese con sede in un Comune di alta montagna e per le realtà produttive che operano nei comuni a più alta fragilità di tipo demografico, sociale ed economico.
Un impegno a 360 gradi quello con il quale la Regione ha messo al centro delle sue politiche il rilancio dei territori appenninici. Tra i provvedimenti più recenti: i 20 milioni di euro di cui hanno beneficiato 700 tra giovani coppie e famiglie per l’acquisto o la ristrutturazione di un’abitazione e l’intervento per il “taglio dell’Irap”: l’abbattimento di questa imposta con una progressività fino al 100%, oltre all’azzeramento per tre anni per le realtà di nuovo insediamento di cui nel biennio 2019-2020 hanno beneficiato oltre 13mila tra imprese, artigiani, esercizi commerciali. E ancora, il “Programma straordinario per i territori colpiti dalla pandemia e aree montane e interne” che ha stanziato 14,7 milioni di euro per investimenti nei territori appenninici delle province di Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Forlì-Cesena, Ravenna e per le aree interne del Basso Ferrarese. Risorse dal bilancio regionale per coprire fino al 95% del costo dell’intervento e sostenere la ripartenza di aree che, per le loro caratteristiche geografiche, fisiche, socio-economiche, rischiano di pagare un prezzo particolarmente alto alla pandemia.