Una delle conseguenze peggiori che la pandemia causata da Covid-19 ha comportato è sicuramente l’enorme incremento e la conseguente diffusione della disinformazione e delle fake news.
Già lo scorso anno, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) aveva invitato gli Stati ad adottare delle misure specifiche al fine di contrastare la cosiddetta “infodemia”, determinata dall’eccesso di informazioni, quasi mai verificate, sull’epidemia.
Secondo un rapporto dell’Osservatorio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom), infatti, più della metà dei giornalisti, nel corso di quest’ultimo anno, si è imbattuta in notizie non veritiere, principalmente veicolate tramite i social network: la percentuale dei post e dei tweet riguardanti il Coronavirus è stata maggiore per le fonti di disinformazione rispetto a quelle di informazione.
A ciò, si è aggiunto inevitabilmente il parere non concorde di medici e virologi su argomenti in conflitto tra loro: spesso e volentieri infatti, attraverso le diverse interviste registrate e mandate in onda, la popolazione si è scontrata con punti di vista di luminari e uomini di scienza, che inevitabilmente sono stati dati per veri.
Si è parlato a lungo della provenienza del virus dal pipistrello, una delle prime notizie false e di conseguenza smentite in un secondo momento; si è passati poi alle forme più bizzarre attraverso cui era possibile infettarsi: con gli animali domestici, attraverso gli indumenti indossati o con la suola delle scarpe.
Ulteriori fake news hanno riguardato ad esempio metodi risolutivi per la malattia: si è sostenuto che dosi massicce di vitamina C potessero contrastare il virus, o che la tecnologia cellulare 5G fosse collegata alla pandemia.
Ancora di più, ad alimentare la proliferazione di disinformazione, in molti casi sono stati gli stessi virologi: qualcuno ha detto che la mascherina non serviva a proteggersi, altri che vaccinarsi per l’influenza potesse aumentare il rischio di contrarre il Covid-19.
Per far fronte a questa situazione di vero e proprio panico, il Movimento di Difesa del Cittadino ha denunciato il fatto che le bufale viaggino specialmente sui social media, affermando che un ambiente così ampio e frequentato da giovani, non può proporre dei contenuti che non siano verificati in quanto in età adolescenziale si tende maggiormente a dare per vero ciò che si legge, senza un’attenta verifica preventiva.
Anche il social network Twitter , di recente, ha affermato che attuerà un vero e proprio “check” di ciascuna notizia pubblicata relativa ai vaccini: i criteri della piattaforma, infatti, prevedono che l’informazione veicolata sul social siano chiara e veritiera. Le informazioni considerate distorte saranno verificate dai membri del team di Twitter ed in caso notificate agli autori, i quali potranno ottenere un massimo di cinque ammonizioni.
In ultima analisi, il Ministero della Salute, per proporre una comunicazione chiara e trasparenza e combattere la situazione vigente, ha implementato sul sito istituzionale una pagina in cui si analizzano tutte le fake news più ricorrenti, che sono prontamente smentite sulla base di evidenze scientifiche.
E’ bene quindi, ricordare in momento storici come questi, che bisogna affidarsi esclusivamente ai messaggi veicolati dalle Istituzioni, lasciando un ruolo marginale se non nullo, ad esperienze personali, pareri e punti di vista di terzi.