Con un post pubblicato sul proprio blog, il colosso americano ha annunciato di aver firmato accordi con editori in Germania, Francia, Ungheria, Austria, Paesi Bassi e Irlanda. Le discussioni con altri media outlet sono già in corso.
Questa decisione è dovuta all’adozione, risalente a tre anni fa, delle norme europee sul diritto d’autore: nel 2019 l’Unione Europea ha approvato la direttiva sul copyright, la quale richiede agli aggregatori di notizie (come Google e altre piattaforme online) di pagare gli editori per frammenti di contenuto che vanno oltre le «singole parole o brevi estratti».
Euronews riporta che la decisione di Google arriva in coda a «una lunga battaglia da parte degli editori di notizie per convincere giganti della tecnologia come Google, Facebook e altri a pagare per l’utilizzo del loro lavoro». Un esempio è il caso francese: quando la Francia ha iniziato ad attuare la legge dell’Ue, Google si è limitata a rimuovere le anteprime delle notizie nel Paese, ma nel 2021 Parigi ha risposto a una controversia tra l’azienda e gli editori francesi con una multa di 500 milioni di euro. A marzo di quest’anno Google ha ceduto ed ha firmato un nuovo accordo, accettando di pagare gli editori francesi per il diritto di visualizzare i loro contenuti di notizie online.
Adesso Google sta «annunciando il lancio di un nuovo strumento per fare offerte a migliaia di editori di notizie in più, a partire da Germania e Ungheria, e estendendosi ad altri paesi dell’Ue nei prossimi mesi». Tale strumento offre agli editori un contratto esteso di anteprima delle notizie (Extended News Preview) e permette a Google di mostrare frammenti, miniature a pagamento degli articoli; i partecipanti hanno il controllo su ciò che apparire nella ricerca e su come il loro contenuto viene visualizzato in anteprima.
Secondo l’azienda le offerte fatte agli editori europei «si basano su criteri coerenti, che rispettano la legge e le linee guida sul copyright esistenti, inclusa la frequenza con cui viene visualizzato un sito web di notizie e la quantità di entrate pubblicitarie generate su pagine che mostrano anche anteprime di contenuti di notizie». Tuttavia, Big G non ha ancora specificato quanto pagherà le testate.
Per quanto riguarda l’Italia, il legislatore ha recepito la direttiva Ue riguardante il copyright con il decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 177. Questo ha attribuito un ruolo centrale all’Autorità delle garanzie nelle comunicazioni (Agcom), che ha assunto competenze regolamentari, di vigilanza, sanzionatorie, e di risoluzione delle controversie.
Agcom è diventata il centro di potere amministrativo deputato alla tutela del diritto d’autore nell’era digitale e deve affrontare la delicata questione dell’equo compenso. Esso consiste nel riconoscimento da parte dei prestatori di servizi della società dell’informazione di una remunerazione agli editori di pubblicazioni di carattere giornalistico per l’utilizzo online delle loro pubblicazioni. Agcom è chiamata a precisare, attraverso un apposito regolamento, i criteri di riferimento per l’equo compenso e potrà determinare la sua misura in caso di mancato accordo fra le parti.
Il nostro Paese, quindi, al momento resta in attesa del Regolamento Agcom.