Tra il 2019 e il 2020 l’aeroporto di Milano Linate era stato il primo in Italia a proporre il riconoscimento facciale per l’imbarco. L’iniziativa, che aveva il nome di Faceboarding ed era attiva con le compagnie Ita Airways e Scandinavian Airlines, era stata seguita nel 2024 anche dall’aeroporto di Roma Fiumicino, che l’aveva soprannominata YouBoard.
Alla base del riconoscimento facciale c’era il consenso volontario: i passeggeri, infatti, potevano accedere all’opzione volontariamente, registrando i propri dati su un apposito portale, sul quale l’iscrizione durava un anno, e procedere al check-in senza l’esibizione di documenti di identità.
Il Garante della Privacy, che aveva già sospeso il servizio nell’aeroporto della capitale verso la fine del 2024 per verificare la corretta tutela delle informazioni personali, lo scorso 11 settembre ha fermato momentaneamente il riconoscimento facciale anche nell’aeroporto milanese.
Secondo quanto riportato il servizio, che ha potuto contare quasi 25.000 volontari, al momento non può garantire un adeguato controllo dei dati biometrici, che sembra siano esclusivamente nelle mani del gestore aeroportuale.
Nel provvedimento infatti, il Garante ricorda che il Comitato europeo per la protezione dei dati personali ha stabilito la conformità alla normativa europea del trattamento nel caso di conservazione del modello biometrico “registrato solo nelle mani della persona ai fini dell’autenticazione” oppure “registrato in forma cifrata all’interno dell’aeroporto e con una chiave segreta nota esclusivamente ai passeggeri ai fini dell’autenticazione”.
Nel caso di Linate, invece, il sistema di riconoscimento facciale “comporta la memorizzazione dei template biometrici in un archivio centralizzato presso il gestore aeroportuale, senza garantire all’interessato un potere di controllo esclusivo sui propri dati biometrici”.
S.B.
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