Palazzo Reale (Torino) fa da cornice al convegno, che è stato organizzato nell’ambito delle celebrazioni per i 25 anni del Garante.
Agostino Ghiglia, componente dell’Autorità Garante e organizzatore del convegno, ha aperto i lavori evidenziando come lo sviluppo vorticoso della tecnologia offra la possibilità di scambi tra uomo e macchina sino a pochissimi anni fa impensabili; in questi l’uomo si macchinizza e la macchina si umanizza e «la sfida dei prossimi anni, quindi, è umanizzare la tecnica e non macchinizzare l’uomo rendendolo amorfo, un automa routinario che cede alle macchine troppa parte della sua vita. Se le macchine debbono essere strumenti a servizio dell’uomo è fondamentale che l’uomo nell’utilizzarle non perda mai il controllo della sua individualità e della capacità di autodeterminarsi, che non confonda mai il mezzo con il fine e che, soprattutto, non deleghi il fine al mezzo».
L’adozione da parte dell’Unione Europea di un Regolamento generale sull’Intelligenza Artificiale (Artificial Intelligence Act del 21 aprile 2021) appare fondamentale e la sua approvazione definitiva diventa sempre più urgente. Secondo Ghiglia: «il Regolamento sull’IA dovrà auspicabilmente diventare uno standard globale traendo influenza e ispirazione dal GDPR e fungendo da catalizzatore per un processo di regolamentazione internazionale».
Durante il convegno è emerso come l’Europa, per quanto riguarda la protezione dei dati personali, stia tracciando una via mediana tra le posizioni di Usa e Cina. Pasquale Stanzione, presidente dell’autorità del Garante della privacy, ha dichiarato: «Stiamo aspettando una regolamentazione dell’intelligenza artificiale, che è ora nella fase finale dell’approvazione. L’Europa sta tracciando su questo una via mediana fra l’individualismo liberistico degli Usa e l’autoritarismo per esempio cinese. L’Europa, che si fonda come comunità di diritto sulla libertà, sull’identità della persona e sull’eguaglianza, cerca di affermare in proprio questi valori. […] gli algoritmi, cioè l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie, sono cose necessarie in tanti campi, ma bisogna che siano tracciati chiaramente dei limiti di carattere etico e soprattutto giuridico, perché non si può fare tutto ciò che le tecnologie permetterebbero. In questo modo potremo andare d’accordo con il progresso, ma rispettando i valori fondamentali della identità e integrità della persona».
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