Il termine “ghosting”, comunemente riconosciuto nel mondo degli appuntamenti sentimentali per indicare il comportamento di chi improvvisamente interrompe ogni comunicazione senza esplicitarne la ragione, ora spaventa anche il mondo del lavoro.
È pratica sempre più comune nel processo di recruiting infatti, sia da parte delle aziende che dei candidati, ignorarsi senza un rifiuto formale o una spiegazione.
Uno studio condotto dalla Bbc su 1.500 lavoratori in tutto il mondo ha rilevato che il 75% delle persone che si sono candidate per una posizione e sono state sottoposte a colloquio non hanno ricevuto alcun tipo di risposta a seguito del confronto con l’azienda.
Nello stesso sondaggio, tuttavia, è stato anche evidenziato il percorso inverso con il 28% dei lavoratori che ha ammesso di essersi eclissato dopo essere stato contattato da un’azienda nel corso della selezione.
I motivi che spingono essenzialmente un candidato a fare ghosting sono da rimandare il più delle volte al ricevimento di un’altra offerta o all’insoddisfazione per lo stipendio offerto; viceversa, le aziende che sono riconosciute per questa procedura, subiscono un atteggiamento negativo sulle proprie piattaforme social (LinkedIn su tutte) con un calo delle candidature.
Le cause scatenanti di questo fenomeno (che ha avuto un’ulteriore crescita post pandemia) si fanno risalire alla diffusione dei colloqui virtuali, i quali hanno reso meno forte il legame tra le parti e al cosiddetto fenomeno delle Grandi dimissioni, che ha messo i datori di lavoro davanti al problema della carenza di manodopera obbligandoli alla ricerca disperata di assunzioni su più canali, non essendo poi in grado di rispondere a tutti.
Trasparenza e serietà sono i più efficaci metodi di approccio che possono contribuire a fronteggiare e migliorare la situazione.