Il 4 aprile 2023 l’ICO (Information Commissioner’s Office), Garante inglese, ha comminato una sanzione di 12,7 milioni di sterline a TikTok, per aver permesso a 1,4 milioni di bambini britannici sotto i 13 anni l’uso della piattaforma.
Questa di TikTok è solo l’ultima di una serie di vicende che vedono la lesione di diritti fondamentali nei confronti dei minori, una categoria di interessati particolarmente tutelata dal Regolamento europeo sulla protezione dei dati (GDPR). Ma non è tanto e solo l’uso dei social a destare allarme quanto il dilagare di soluzioni di intelligenza artificiale che il mercato ci continua a proporre.
Si ricorderà che il 30 marzo 2023 [doc. web n. 9870832] l’Autorità Garante per la protezione dei dati personali ha emesso un provvedimento di limitazione provvisoria del trattamento nei confronti della società OpenAI, che ha sviluppato il noto software di intelligenza artificiale ChatGPT, in grado di simulare conversazioni umane.
Nel provvedimento scaturito da un data breach, che ha visto coinvolta la società statunitense, il Garante ha rilevato diverse violazioni della disciplina in tema di protezione dei dati personali. Oltre all’assenza di una informativa agli utenti, di filtri idonei a verificare l’età di chi si registra (il servizio sarebbe rivolto ai maggiori di 13 anni), l’Autorità ha contestato l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di “addestrare” gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma.
All’esito degli incontri, seguiti al suindicato provvedimento, tra i vertici aziendali e l’Autorità Garante, quest’ultima con un successivo provvedimento ha dato tempo alla società fino al 30 aprile 2023 per adottare le seguenti misure: consentire a tutti gli interessati di esercitare in modo semplice i diritti previsti dal Regolamento (UE) 2016/679 con particolare attenzione al diritto di rettifica, cancellazione e opposizione. Introdurre un sistema, entro il 30 settembre 2023, che consenta di verificare l’età degli utenti.
ChatGPT non è, però, l’unico software di intelligenza artificiale in grado di ledere diritti e libertà fondamentali e molte altre numerose applicazioni deepfake possono avere ripercussioni psico-fisiche devastanti. Si pensi ad app come “BikiniOff”, l’applicazione che “spoglia” le persone, e che ha causato la denuncia di due ragazzini per avere diffuso fotografie delle compagne nude in una scuola della capitale.
Siamo in presenza di software di intelligenza artificiale in grado di creare foto o video falsi, partendo da contenuti reali e riuscendo a modificare o ricreare in modo molto realistico le caratteristiche di un volto o di un corpo. E’ evidente e quanto mai necessario ed urgente avviare una seria riflessione globale sulle implicazioni sociali dell’intelligenza artificiale.
(V.M)