Il mondo della cybersecurity ha assistito nei mesi scorsi a un caso di collaborazione tra grandi aziende del settore tech, unite per difendersi da un improvviso e pericoloso attacco informatico.
In particolare, si è registrato un attacco DDoS, acronimo di “Distributed Denial of Service”, che consiste nell’inviare un enorme numero di richieste a un server online per sovraccaricarlo e farlo smettere di funzionare, creando problemi di accesso a siti web e app.
Il fine di questa operazione è spesso quello di danneggiare in termini economici le compagnie che basano il loro business sui server colpiti. L’attacco in questione è il più grande mai registrato, con 398 milioni di richieste al secondo (per dare un’idea, il secondo attacco DDoS più ampio della storia aveva inviato 71 milioni di richieste al secondo), e il principale target sono state tre grandi aziende, Google, Amazon e Cloudflare.
Anziché agire singolarmente, le aziende hanno deciso di collaborare, generando uno straordinario caso di sforzo congiunto nell’ambito della sicurezza informatica. L’aiuto reciproco ha permesso di identificare più rapidamente il problema e agire di conseguenza.
Le società tecnologiche hanno affermato che gli attacchi sono stati resi possibili da una debolezza di un protocollo alla base del World Wide Web. Dopo aver aggiornato i propri sistemi, le aziende hanno invitato le organizzazioni ad applicare tali aggiornamenti di sicurezza, per evitare problemi futuri.
La vulnerabilità identificata dagli hacker ha permesso loro di creare una botnet, una rete di dispositivi tramite cui terzi riescono a comandare dispositivi elettronici quali computer e smartphone da remoto. I cyber criminali hanno approfittato di questa rete per deviare le richieste dei dispositivi ai server delle grandi aziende, nel tentativo di sovraccaricarli e farli collassare.
Fortunatamente, tutto si è risolto per il meglio, anche e soprattutto grazie alla collaborazione e reciproca apertura delle aziende potenziali vittime dell’attacco.
SF
