Nel 1993, Microsoft fu accusata di aver violato il diritto antitrust negli Stati Uniti. La controversia si trascinò per diversi anni e divenne uno dei processi riguardanti una big tech più importanti degli ultimi decenni, con un impatto significativo sull’industria dell’informatica, sulla promozione della concorrenza e sulle scelte dei consumatori. In quell’occasione, Gates non si mostrò particolarmente partecipativo, sostenendo che le autorità antitrust stessero cercando di sopprimere la concorrenza e frenare l’innovazione.
A distanza di trent’anni, invece, riconosce di aver sbagliato. Così, nella giornata di ieri, si è recato insieme ad altri leader dell’industria tecnologica al Congresso degli Stati Uniti d’America. L’invito è giunto dal senatore Mark Warner, democratico della Virginia. L’intenzione di Warner è stata quella di riunire le grandi menti dietro alle principali innovazioni dei nostri tempi con lo scopo di iniziare a riflettere, in modo serio e accurato, su come regolamentare l’intelligenza artificiale.
Ecco che allora, nelle sale di Capitol Hill, compaiono molti volti noti. Oltre al padre dell’era digitale, Bill Gates, fondatore di Microsoft, hanno presenziato anche Sam Altman, capo di OpenAI, l’azienda madre di ChatGPT, Elon Musk, l’imprenditore che ha rivoluzionato il settore automobilistico, spaziale e, recentemente, anche social, con l’acquisizione di Twitter, ora X. Presenti anche Mark Zuckerberg, fondatore e capo di Facebook-Meta, e Sundar Pichai, Ceo di Google-Alphabet. A completare il quadro, altri imprenditori della Silicon Valley, sindacalisti e attivisti della tutela dei cittadini.
L’incontro sarà solo il primo passo di un cammino molto più lungo, finalizzato a chiarire il futuro dell’AI, e testimonia la volontà, ormai condivisa, da parte del mondo economico, e politico di riflettere sui suoi rischi, riconosciuti tanto dagli imprenditori quanto dallo Stato. Dalla riunione di ieri è emerso che una delle questioni più spinose del tema è relativa al grado di accesso alle nuove tecnologie che si vuole concedere alla popolazione. Mentre Mark Zuckerberg ha sostenuto che è necessario essere aperti e trasparenti, offrendo a tutti la possibilità di utilizzare tali sistemi generativi, Bill Gates ha sottolineato che una simile apertura è molto rischiosa, perché tali tecnologie possono essere usate da malintenzionati quali criminali, terroristi, Paesi nemici per diffondere fake news, pianificare sabotaggi e creare contenuti dannosi.
Altra questione cruciale riguarda i tempi e le modalità d’intervento. Da un lato, la politica statunitense vorrebbe intervenire il prima possibile. Dall’altro lato, vi è il riconoscimento che le imprese AI sono parte integrante del motore economico del Paese, e le manovre di regolamentazione potrebbero penalizzare l’innovazione, rischio che, a conti fatti, non ci si può permettere.
S.F.